Yoga
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Alcuni anni fa ho cominciato ad interessarmi allo yoga, a dire la verità mia nonna Licia (quella stravagante) in tempi non sospetti già praticava la sublime arte dell’Hatha Yoga e si toccava le punte dei piedi che era una bellezza, per non parlare della posizione dell’aratro e della candela. Ripensandoci adesso era una donna estremamente yogica, magra magra ,con i capelli cortissimi,e ottima pittrice. La vera “artista” per intendersi,egoista come pochi al mondo, ma anche capace di grandi slanci (almeno con me che ero, non me ne vogliano gli altri cugini, la nipote preferita, l’unica ad essersi mai meritata il titolo di :“La mì bimba”). Alcuni anni fa,quindi,cominciai un corso di Iyengar Yoga, un tipo di yoga molto simmetrico e preciso, dove le posizioni sono tenute a lungo, che favorisce l’allineamento,migliora la postura e l’elasticità, grazie anche all’ausilio di attrezzi come coperte, corde e mattoni (detto così ricorda la Santa Inquisizione, ma vi garantisco che nessuno usa l’olio bollente. L’Iyengar yoga corregge le posture sbagliate e risolve moltissimi problemi articolari, e soprattutto insegna la precisione nei movimenti in modo da “sentire” se si è allineati o meno. Un po’ come dire studiare la danza classica per avere buone basi, prima della danza moderna.
Per questo quando sono andata in vacanza a New York e sono andata a fare qualche lezione al celebre Jivamukti Yoga Center ho capito che avrei voluto praticare per sempre quel tipo di yoga che insegnavano lì. A dirla tutta avrei voluto vivere lì per sempre,circondata da tutti quelli che a me sembravano dei fotomodelli, in una scuola a due passi da Union Square, in una sala come quella del provino di Flashdance, dove l’insegnante più cessa sembrava Madonna, dove cantavi il mantra e a fine lezione, durante il rilassamento, ti massaggiavano delicatamente le spalle e il terzo occhio con un olio che conservo ancora gelosamente in un’ampolla! Ma a New York si sa, è tutto più bello, perciò tornata a casa mi sono messa all’immediata ricerca di una scuola che insegnasse Ashtanga Vinyasa Yoga. E solo aver provato una quantità di scuole tenute da aspiranti ciarlatani, pagliacci vestiti di bianco e pazze isteriche che minacciavano la legnata se sbagliavi una posizione,finalmente ho trovato anch’io il mio “Mae” Alessandro Ciaurri, che mi ha insegnato quello che so oggi anche se non posso più praticare da lui causa trasloco. Ashtanga Vinyasa Yoga è “Movimento sincronizzato col respiro” che rende la pratica una specie di danza,la cui musica è appunto il ritmo del respiro che viene emesso esclusivamente dal naso (respirazione Ujjayi) in una maniera un po’ particolare (cito il mio maestro) “come appannare gli occhiali,ma a bocca chiusa”. Ci state provando? Okay non dovete tenere le guance gonfie, era solo per rendere l’idea! E’ un tipo di respiro profondo,di gola che si fa chiudendo appena un po’ la glottide,e produce un rumore… come farvi capire, come il respiro del maniaco al telefono? Ecco sono sicura che adesso avete capito, è un po’ faticoso all’inizio, ma poi diventa la cosa più naturale del mondo. Questo tipo di respirazione fa sudare molto, è come una caldaia che si accende e mette in moto il nostro corpo, per cui fa circolare meglio il sangue, irrora i tessuti e aziona gli organi così che il corpo elimini tossine e ossigeni il sangue il più possibile. Il risultato è una pelle più luminosa, un corpo più flessibile e leggero, un sistema immunitario più forte, la purificazione del corpo e dello spirito, una maggiore concentrazione, maggiore coraggio e poi tutti gli effetti più prettamente spirituali che solo chi pratica yoga conosce e che variano da persona a persona.
I miei li conoscete già.
Le serie di Ashtanga Yoga sono numerose, vi basti sapere che già fare la prima come si deve è un enorme risultato, alcuni mortali arrivano alla seconda, gli dei alla terza e oltre! Non si hanno benefici senza sacrifici, per questo la pratica deve essere quotidiana, si riposa solo un giorno alla settimana e nei giorni di luna piena e luna nuova.
L’Ashtanga Yoga fu messo in pratica da Sri Pattabhi Jois (che ha purtroppo lasciato questa terra il 19 Maggio a 93 anni) che a sua volta lo apprese dal suo maestro Sri T. Krishnamacharya che lo tradusse da un antichissimo testo (lo Yoga Kurunta). Guruji, è stato un uomo straordinario e chi ha avuto la fortuna di apprendere direttamente da lui a Mysore in India dove ha insegnato fino a tre anni fa, ne ha fatto tesoro per tutta la vita. Alcuni dei grandi che hanno trascorso anni a Mysore ad apprendere le tecniche direttamente dal maestro, hanno aperto scuole in giro per il mondo e fanno workshop tutto l’anno (in posti ovviamente paradisiaci tipo le Hawaii, la Florida, la Grecia ). Alcuni di loro sono David Swenson, Richard Freeman, Nancy Gilgoff, Kino Mac Gregor, Lino Miele, Mark e Joanna Darby. In questa sezione troverete video, articoli e link sullo yoga che spero possano incuriosire anche i più scettici di voi!
Namastè