Non ho idea del perchè faccia così dannatamente male, quando poi è così chiaro che c’è solo da guadagnare, nel liberarsi da un amore al cianuro. Serate, uscite, libri da leggere e giorni da attendere con impazienza, sole, novità e amici. Ma la verità è che quando fa così male, i pensieri sono offuscati solo da quello che hai perso, e da quel futuro che speravi arrivasse, anche se sai benissimo che non c’è nessun tipo di futuro, che ti stai suicidando. Quando leggo i tuoi libri e sto bene, nessun danno, mi godo solo il piacere della lettura. Ma quando mi sento anch’io così impotente e disperata come Monica, sono lacrimoni assicurati, perchè in quel momento Monica sono io. Quando Edgar le chiude il telefono in faccia, scomparendo dalla sua vita, senza darle alcuna possibilità al mondo, mi si spezza il cuore in maniera irrimediabile. Perchè fa male. Poi mi sento in colpa, alla fine sono giovane, studio, ho un sacco di amici, il cibo grazie a dio c’è tutti i giorni in tavola, la salute per il momento c’è, ed io mi sento veramente una stupida a stare così male per una cosa che è morta da chissà quanto tempo. Ci siamo distrutti a vicenda, e la mia vita va a pezzi da non so più qunto. E’ stata la prima volta nella mia vita che mi sono ritrovata così, ho messo sempre l’amore agli ultimi posti delle mie priorità, ma questo mostro mi ha veramente distrutta.
Per farla proprio breve… Ci siamo conosciuti nel marzo 2007. Abbiamo vissuto un anno incredibile, meraviglioso, mi facevo tutti i giorni pere di felicità, con lui. Si, mi teneva in croce, era geloso in maniera malata, stava sempre con me, non mi sono fatta una cavolo di serata sola con le mie amiche perchè c’era sempre pure lui, ma io sopportavo tutto, l’importante era stare con lui. Il quale, invece, ovviamente, le sue serate se le faceva eccome, a ballare col suo amico biscia, senza che io potessi permettermi una volta di andare con lui, visto che l’amico biscia “non poteva mica fare da autista a me??”…eh, certo.Ovvio. Un giorno, faccio un esame, dopo aver studiato come una pazza per mesi, lo supero, e felicissima, gli chiedo di uscire la sera a festeggiare. Ma no, ovviamente lui è già impegnato col suo fidanzato. Vanno ad una festa. All’inizio, come al solito, non dico nulla. Poi mi rompo le palle sul serio, e me ne esco col mio vicino di casa, col quale avevo avuto una storia, ma di molto prima di conoscere lui. Naturalmente ci incontriamo per strada, io ubriaca a cesso, lui incazzato a morte. La tragedia. Mi lascia ed io entro nel periodo più schifosamente schifoso della mia vita. Telefonate, agguati sotto casa sua, pianti, lacrime, sceneggiate per strada, umiliazioni che non sto nemmeno a descrivere. Lui, quando aveva bisogno di sfogare le sue necessità fisiologiche, ogni tanto accettava pure di vedermi, sempre però insultandomi e trattandomi come un pezzo di cacca particolarmente disgustoso. Poi, il dramma nel dramma: conosce una. Naturalmente non si degna di dirmelo, meglio tenere sicuri due uteri al prezzo di uno. Telefonate tutta la notte, lui che non mi risponde, io che non mi rassegno a voler capire cosa stia accadendo, io che cerco di tagliarmi le vene, una sera di particolare follia, senza che a lui freghi alcunchè. Se non fosse stato per una mia amica che è venuta a prendermi per i capelli, non so che sarebbe successo. Comunque, dopo questo episodio, mi faccio forza, e veramente non lo calcolo più. Tempo tre giorni, torna alla carica, temendo di perdere il suo giochino preferito…”Ma io ti amo, non me ne frega niente di quella, mi devi credere!Basta, perdonami, voglio stare con te”. Ci torno assieme, il 5 maggio. Altra follia, altro dolore, altri insulti. Ma resisto. Lotto per il mio amore, i morti e feriti non si contano più.
Il 2 giugno, era dalla madre in un’altra città, mi dice che starà impegnato tutto il giorno, perchè deve lavorare. Povero piccolo. Tutta la giornata scorre tranquilla. Verso le 11 di sera, mi rendo conto che non mi ha fatto una chiamata in tutta la giornata. Chiamo. Niente. Richiamo. Ancora niente. Chiamo ancora. Niente di niente di niente. Ho provato a chiamarlo fino alle 7 del mattino. Impazzita totale. Dormo un paio d’ore. Mi sveglio. Mi ricordo all’improvviso che in un raptus di folllia, avevo rubato il numero di “quella” dal suo cellulare. La chiamo e mi spaccio per la sorella di quella bestia. “Ah, si, ciao!Guarda, ci siamo appena separati, ora sta tornando a casa” ” Appena separati come?In che senso?” “Eh, siamo stati assieme tutto ieri, ha dormito da me, ora sta tornando a casa” “Ma in che senso, scusa, non capisco…….?”…..Da notare che “quella”, in quel momento era nella città dove viviamo allegramente tutti e tre, lui perchè ci è nato, io e lei come studentesse fuori sede. Si era fatto giusto quelle 7 ore di pullman per tornare da lei, mentre io ero a casa mia a fare la calza, visto che nel terrore di perderlo non uscivo più. Lasciamo stare. Le rivelo la mia vera identità, e chiudo. Mi aspetto che lui mi chiami in lacrime, dicendo che c’è stato un errore, che ha un fratello gemello cattivo che ogni tanto scappa dalla cantina, che l’hanno rapito gli alieni e non ha ricordi degli ultimi due giorni, che è tutto un esperimento antropologico per la tesi del nonno della suocera del cugino dell’amico del portinaio, che stiamo girando una soap di quarta categoria in cui io sono Manuela Adelante de Piza a Los Cuatros Formajes, e lui Mario Joses De las Trippas al Sujo. Niente di tutto ciò, ragazze mie. Si precipita a telefonare a lei, dicendole che sono pazza, e che volevo solo distruggere la loro relazione per gelosia. Mi sono fatta un piercing per esorcizzare il dolore al cuore, all’animo, al cervello col dolore fisico. Non serve a un cazzo. Smetto di dormire e di mangiare. Dopo tre giorni, puntuale, ricomincia a farsi sentire. “Ma io ti amo, tu mi devi perdonare, sto malissimo (TUUU????), io l’ho fatto perchè ti volevo cancellare, io stavo male, ma che credi, che non stia male anch’io!E’ orribile stare con la persona che non ami, io voglio solo te!”. Ma povero piccolo. Chissà quanto deve aver sofferto, nel trombarsi due ragazze contemporaneamente. Va bè, visto che se non fossi una cretina totale ora non starei a scrivere queste cose, dopo due settimane ci torno assieme 2, la vendetta. Con lui che continuava comunque a trattarmi malissimo, a ossessionarmi e a tenermi in croce con la sua gelosia. Lui a me. Una sera mi dà uno schiaffo perché avevo salutato un mio amico, e lui, convinto che tra noi ci fosse stato qualcosa (è ovvio, sono una peripatetica che la regala in giro per sport), esce pazzo. Vabbé. Mi faccio pena da sola a ricordarlo. Non ci sono parole. Ah, ciliegina sulla torta: non contento di aver fatto ciò che ha fatto, come se non fosse sufficiente avermi fatto impazzire e diventare quasi anoressica (senza contare la carriera accademica sprofondata nel cesso), mi dice un bel giorno che il mio libro del cuore, il libro che avevamo eletto nostro e che ci leggevamo a vicenda, convinti, da veri coglioni, che quella storia fosse stata scritta per noi, l’ha regalato a lei. Ma non un’altra copia, no. La mia. Credetemi se vi dico che a distanza di due anni, nel raccontare questa cosa, mi metto ancora a piangere.
Ma nemmeno questo è sufficiente a farmi scappare a gambe levate. No. In nome dell’amore, mi faccio massacrare un altro pò. Perchè no, dopotutto? Ho altro di meglio da fare, per caso??
Passiamo l’estate assieme, alla fine della quale mi lascia nuovamente, per tornare due giorni dopo da quell’altra poveraccia come me, colpevole solo di essersi innamorata di questa specie di sterco. Ovviamente, Facebook il Malvagio non tarda a fomentare la mia follia. Vedere lui con lei, felici e contenti, in pose post coito, mi ammazza, anche se non so cosa fosse rimasto da ammazzare, in realtà.
Piano piano passano i mesi, e se li conti, anche i minuti. Torno lentamente, con intramezzi di un sacco di cazzate e storie che davvero non valevano niente, a sorridere, a mangiare, e, più di tutto, finalmente a dormire. Lui ogni tanto si fa sentire, io non lo considero. Ma dopo un anno lontani, ed infinite chiamate in cui mi dice di essere cambiato, che sta morendo senza me, decido di vederlo. (Accidenti, poteva anche morire, poteva…e non è morto!!!) Purtroppo, quando hai una persona piantata nel cuore, fai questa fine. Tuttavia, colpo di scena: ora ero io la “forte” (perchè, cavolo, qualcosa mi ha insegnato tutta questa folle storia), e lui è crollato miseramente. Ora che io non gli facevo più da mamma, confidente, geisha e pornodiva a piacimento, tutto è crollato, ed ora SO che io mi merito ben altro. Io, con la mia voglia di vivere e le mie giornate di sole, che non permetterò mai più a nessuno di distruggermi. Motivo dell’ultimissima, DEFINITIVA rottura: aver trovato sul mio cellulare la chiamata di un amico d’infanzia ritrovato da poco con estrema contentezza, che voleva sapere come stessi, visto che avevo un esame importante da lì a poco. E’ chiaramente impossibile che un essere di sesso maschile ti chiami solo per sapere come stai, senza pretendere almeno una pomiciatina, vero? Ma ti capisco, tesoro, perchè credi che al mondo siano tutte merde come te. NOTIZIA FLASH: NON è COSì!!!! Grazie a Dio, Buddha, Brhamaphutra e Spongebob, non è così.
La verità è che avevo iniziato a scrivere ieri questa mail, mezz’ora dopo le sue crisi isteriche con consecutivi pianti miei, ma il fatto è che oggi mi sento già benone. Vedo la mia laurea, la felicità dei miei genitori che meritano con tutto il cuore una figlia sana, felice e realizzata senza vene rotte; vedo il divano caldo della mia meravigliosa amica del cuore sul quale passeremo ore a parlare di Joey e Dasan, e a giocare a playstation, e a fare gossip; vedo Amsterdam e l’altra mia sublime amica del cuore che si è fatta in dodici per me quando stavo male, venirmi a prendere all’aeroporto, prima di sfondarci di cannoni e risate e schifezze a fame chimica; vedo Tokyo e le sue divise alla marinara che indosserò spacciandomi per una sedicenne urlando “KAWAIIIIIIIII!”; vedo la Spagna e Gonzales, o Miguel, o Pablito che mi rapisce per una notte infuocata; vedo le stelle di tutti i Paesi del mondo e mi libero per sempre delle parole dell’amato Manuel, che per tanto tempo ho creduto mi rappresentassero: “Anche se non ho le ali, non vuol dire che non ti ami”. Le mie ali le userò per volare via da te. Non ti amo più.
I’m still here.
L.O.V.E.