Roma..mma mia…
No ragazzi che depressione, sono tornata da neanche 24 ore e già mi sparerei.
La Marika è ancora là, bloccata dal fortunale (che poi che cazzo si chiama fortunale a fare…sai che fortuna!) le hanno annullato il volo e aspetta da Starbuck’s che la facciano ripartire.
Questa della partenza bisogna che la racconti perchè è incredibile come le rotture di coglioni riescano a concentrarsi tutte in poche ore invece di diluirsi comodamente nell’arco di 3 settimane!
Gli ultimi giorni abbiamo cominciato a sentirci come a fine Agosto a 16 anni al mare, che non vuoi più partire e la nostalgia canaglia ti si attanaglia allo stomaco.
Ti rendi conto che non sei stata nei 12.000 posti che ti eri ripromessa di visitare, vorresti comprare ancora quintali di vaccate, ma anche il secondo bagaglio a 35 euro prenotato con la Ryanair pesa già 14 chili e 7, il barbone all’angolo ti saluta e ti offre da bere, al Sainsbury sotto casa ti chiedono se vuoi il solito, il take away indiano conosce a memoria il tuo numero di telefono, fa -4 e anche tu giri col cappottino e la gonna.
E il peggio deve ancora arrivare, perchè sai cosa ti aspetta tornando a casa:
pioggia, elezioni anticipate,giallo di Avetrana, tassiti cafoni, commesse maleducate, cacche di cani, la Marcuzzi incinta, le tasse…
Ecco perchè mentre vi scrivo ho lo stesso sguardo della mucca che guarda passare il treno.
Ma eccomi a raccontare le ultime ore prima della partenza.
Io e zia Marika, col suddetto magone, ci accingiamo a trascorrere le ultime due serate insieme.
La penultima andiamo a cena con i nostri stupendi padroni di casa (ribattezzati i Brangelina) che, per chi non avesse letto le puntate precedenti, sono una coppia di modelli veri, lei col capello rosso,la pelle trasparente, gli occhi azzurri e i denti bianchissimi e lui sto moraccione alto due metri con due spalle così, occhio nero e barba incolta (perchè sono fidanzata e non posso parlare del resto, ma vi prego fidatevi, ho visto delle foto che voi umani…) insomma oltre a tutto questo, pure stragentili e simpatici.
Per dire che dopo 10 anni di convivenza lui la mattina le compone con gli spicchi di mandarino una faccina sorridente sul piatto!
Giuro l’ho visto con questi miei occhi!
Cena con loro, e le solite figure di merda,Marika traduce “Mar rosso” con Sea Red e io che dico bowindo e nessuno capisce (ma in compenso ridono mezz’ora, ma sono così belli che non te la prendi e continui a dire idiozie per farli ridere ancora di più!).
L’ultima giornata sembra quella del condannato a morte.
Decidiamo di mangiare tutto quello che ci mancherà e che so già mi farà venire la colite, ma sticazzi, si vive una volta sola.
Solo che oltre a fare -6, c’è sciopero della metro e questo ci obbliga a un giro nel ridente quartiere di Chiswick (che si pronuncia “Chisik” e sì, anche questo li ha fatti piegare dal ridere).
Bel quartierino elegante e frequentato da mammozze ricche che spingono passeggini spaziali, ma anche no, nel senso che fa freddo e io ho prenotato un taxi che mi viene a prendere a casa alle 2.15 del mattino e forse sarebbe meglio che cominciassi a rendermi conto che sto partendo e che tutto quello che devo fare è chiudermi in un pub.
Con lo sciopero,Pizza Express faceva il 50% di sconto sulla cena, così dopo la pizza e relative birre (mie) ci siamo fatte l’ultima passeggiata verso casa, l’ultima spesa da Sainsbury,l’ultimo autobus, l’ultimo caffè nella camera col bowindo e poi Marika è andata a letto, mentre io ho aspettato il tassista guardandomi una replica della Talpa Vip in cui un mignottone con la bocca a paperino teneva in bocca degli insetti enormi con l’aria di dire: non è la cosa peggiore che ho messo in bocca in vita mia.
Alle 2,scosto la finestra e vedo che nevica, alle 2.15 il tizio non è ancora arrivato, alle 2.30 panico chiamo e il signore del call center (gentilissimo, ma a quel punto chi se ne frega) mi dice che non vedeva prenotazioni (ero andata di persona 2 volte e mi avevano detto di non preoccuparmi!) ma che mi avrebbe mandato un tizio veloce.
Arriva un pilota di Formula uno con una Skoda sospetta e senza insegne, che non capisce perchè è lì.
Gli chiedo di portarmi a Beker Street alla stazione dei pulman dell’Easyjet con tanto di mappa che lui non riconosce.
Mi chiedo se A: non sia sordomuto, B: dove ha fatto il tassista finora e C: ma è un tassista??
Schumi comincia a guidare come un pazzo per non farmi perdere l’autobus, rischiando però di farmi perdere la vita.
Arriviamo sì alle 2.45, ma lui gira a vuoto fino alle 3.10 per cui l’ho perso.
Intanto la neve veniva giù come a Canazei, non si vedeva una mazza e l’unica cosa da fare per evitare di perdere anche l’aereo è farmi accompagnare fino a Stansted.
Lui parte, dice che non è colpa mia (e ci mancherebbe!) e iniziamo un viaggio che nella mia testa è visualizzato nel file “Final Destination”.
Ero certa che non lo avrei mai raccontato, che il mio corpo non sarebbe stato trovato nemmeno dai cani distratti dalla neve e che nessuno avrebbe saputo che cazzo ci facevo lì.
Andava a una velocità compresa fra il Jet e l’Off Shore,nel buio, a manetta con una macchina di merda senza il riscaldamento.
Gli ho dovuto chiedere di rallentare!
Arrivati là alle 4 passate, (vi prego ricordatemi perchè ho prenotato un aereo a quella cazzo di ora quando ce n’era uno comodo comodo alle 8.30…la solita ansia!) gli do le 22 sterline pattuite per il primo tragitto dato che “non era colpa mia” se avevo perso l’autobus per l’aeroporto.
E qui l’amico diventa molto meno amico e credo che abbia dei parenti che di cognome facciano Provenzano perchè parafrasando mi dice “se non paghi so dove stanno i tuoi amici”.
Alchè per evitare rappresaglie e teste di cavallo nel bowindo ho sborsato la bellezza di 80 euro e questo bastardo ha avuto il coraggio di augurarmi buon viaggio….
Una volta in fila al check in, la mia seconda “valigia” ,un saccazzo di plastica a righe pagato 1 Pound 30 trattabili, soprannominata dal mio landlord “Your nigerian suitcase”, non veniva considerata bagaglio regolamentare e per questo degna di viaggiare insieme agli altri bagagli, ma insieme agli strumenti musicali, ai surf e alle bare.
Ma siccome è arrivata insieme al bagaglio di serie A ho capito che d’ora in poi sarà la mia valigia: me la metto in tasca, pesa 1 grammo e ci metto dentro 15 chili di roba!
Ho svoltato.
Eccoci sulla Ryanair, dal finger fino all’aereo facciamo 30 metri nella tormenta e un bambino rompicoglioni si mette a strillare come un dannato.
Comincio a contare i segni premonitori: perso l’autobus,ricattata dall tassista, storie per la valigia, tempesta di neve, bambino isterico…. forse non dovevo prenderlo??
Tutto sommato il volo va abbastanza bene fino a Ciampino dove l’unico che si sarebbe divertito è sempre il mio amico Ale Phibbi al quale racconterò questa storia esordendo con un :”stavamo per morire tutti!”.
La cosa fastidiosa con la Ryanair (una delle più fastidiose) è che se durante tutto il volo ti scassano la minchia cercando di venderti anche la propria madre ( a questo giro c’era il calendario delle hostess in offerta!!) risparmiano anche sugli annunci non dicendoti assolutamente niente.
(Oltre che sui sedili che non si inclinano dove Attilio suggeriva di fare un sedile a gettoni che si abbassa di un grado infilandoci con un euro!)
Quando il velivolo comincia la discesa, mi accorgo che ci sono tipo 30 strati di nuvole cumuliformi grandi come il Nevada e spesse come un grattacielo.
Io seduta tranquilla penso:vabbè mica sono io che guido, lo vedrà il pilota dove stiamo andando?
Evidentemente no perchè il simpatico steward spagnolo che fino ad allora ci aveva intrattenuti con i suoi “ledis end ientleman” (che avrebbero fatto spisciare i nostri padroni di casa), ora stava cercando di mantenere la calma con metodi di training autogeno appresi al corso di pilota per corrispondenza.
E la sua mancanza di autocontrollo si evinceva dal tremito della voce e dall’ uso improprio del verbo “tentare”, bandito dalle compagnie aeree insieme alle parole arabo e bomba.
Con l’aggravante che il verbo tentare era seguito dalla parola atterraggio e anche i cani sanno che non sono parole che si usano nella stessa frase.
“Il capitano tenterà di nuovo l’atterraggio e ci farà sapere se atterreremo qui o a Fiumicino”
Dunque, su questa affermazione c’erano diverse cose che avrei vuloto discutere/ obiettare.
Intanto “tenterà di nuovo” nel senso che già ci avevamo provato??
Poi la frase “Se atterreremo” è una dubitativa, per cui vorrei sapere caro pilota: qual è l’alternativa all’atterraggio?
Infine se “qui o a Fiumicino” è un problema relativo che comunque mi risolverai dopo accompagnandomi con la tua macchina a casa deficiente, intanto vedi di fare arrivare il mio culo intatto a terra
Non ho fatto in tempo a formulare questi pensieri che ha puntato di nuovo verso la pista e ha aperto il gas a manetta (ho capito che il pilota era il tassista di prima!) e mi sono sentita sollevare di peso.
A quel punto ero seccata solo dall’idea che avrei dovuto tenere di conto i segnali e rimanere a letto!
Perforiamo le nuvole per almeno 20 minuti sballottati da tutte le parti come le palle delle estrazioni del lotto,con i motori a tutta potenza puntando giù mentre l’isterico steward diceva con tono perentorio “Rimanete tutti seduti con le cinture allacciate!”
Perchè vedi qualcuno in giro per caso?
L’aereo ondeggiava paurosamente ora a destra e ora a sinistra, nel silenzio più totale di noi passeggeri in tensione che ci chiedevamo “perchè non ho preso un cazzo di gin tonic?”
E finalmente l’agognato impatto con la terra con relativo applauso.
Anche se l’impatto peggiore è stato con il tassista fuori: “Ndo’ deve da annà? Mo aspetti quà che devo vedè!”
Quando sono scesa dall’auto dopo un quarto d’ora di strada e gli ho chiesto perchè dovessi pagare 25 euro se il tachimetro ne segnava 19 mi ha urlato “E j’ho pure fatto un piacere ! Mo nun me faccia arrabbià!”
Benvenuti a casa….
Atti strafelice di vedermi ha detto la cosa più romantica del mondo: “ho manomesso la bilancia così non mi rompi le palle dicendo che sei ingrassata!”
Questo è amore.
Solo non riesco a capire a cosa serva quella cosa in ceramica con due rubinetti accanto al cesso!