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Archivio per la categoria ‘Blog’

Namastè

13 giugno 2011

Ragazzi che soddisfazione, mi sono diplomata ufficialmente come insegnante di Astanga Yoga dopo un percorso di più di 3 anni in quel di Bologna.
E’ stato come tornare all’ultimo giorno di scuola, e mi fa un effetto strano adesso, un misto di malinconia e tristezza.
Di certo è stato un bel viaggio che mi ha fatto conoscere persone stupende che non perderò di vista e che mi ha arricchito e cambiato per sempre.
Volevo diplomarmi prima di compiere 40 anni, era un regalo che volevo farmi e che segnava una svolta nella mia vita.
Un Piano B sempre pronto all’occorrenza, il giorno che andrò a vivere su un’isoletta Greca!
Come racconto sempre, lo yoga mi ha aiutata ad entrare in contatto con me stessa, a superare limiti fisici e mentali, ad amare e rispettare  me e gli altri, e a diventare più costante e paziente.
Attraverso lo yoga tutti i pezzi scomposti del puzzle della mia vita si sono uniti formando uno splendido disegno e non potrò che essere grata in eterno a mia nonna Licia che fu la prima, in tempi non sospetti, a farmi avvicinare a questa nobile disciplina.
Lo yoga è qualcosa che mi appartiene e che porto con me così come i miei occhi, il mio cuore e la mia anima.
E’ sempre lì ovunque io vada perchè fa parte del mio vivere quotodiano e posso attingervi ogni qualvolta io ne senta il bisogno sia nella pratica che nelle letture.
Non smetterò mai di consigliarlo a chiunque perchè in cambio di un minimo sindacale di costanza, i benefici sono infiniti e incredibili.
Ringrazio tutti i miei compagni di viaggio che sono rimasti con me fino alla fine e  Giuliano Vecchiè per avermi dato questa splendida opportunità.
Se avete bisogno di dritte consigli e indirizzi non esitate a contattarmi.

Om Shanti

Fede

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Isterichia & Co.

7 giugno 2011

Ho capito che sono la preda  ideale dell’Escherichia Coli, non solo perchè il mio sport preferito è quello di mettermi le mani in bocca e mangiare la frutta con la buccia, al grido di “icchè unn’ammazza ingrassa!” ma perchè è matematicamente impossibile sfuggire a un germe che può potenzialmente bivaccare ovunque!
Mentre i Ris, i Nas, e i Teletubbies  brancolano nel buio, il batterio killer salta bellamente dai cetrioli, al salame di cervo financo ai germogli di soia, per poi girarsi, fare una  pernacchia e correre a infettare francobolli e Calippi.
La forma allusiva dei primi 2 alimenti mi sembrava non fosse una curiosa coincidenza, trattandosi di un batterio che solitamente si annida là dove non batte il sole, ma la povera, innocente e geneticamente modificata soia ,in effetti, mi ha spiazzato.
Quindi ieri, ho voluto mettere in atto alla lettera  i precetti delle norme igeniche che l’ Organizzazione Mondiale per la Sanità ha stilato in modo da debellare il vecchio Ezechiele Coli.

1) Lavarsi bene le mani.
Ovvio, ma poi che faccio, rimango con le mani in aria come i chirurghi?
Va bene, ora che me le sono lavate prendo  i pomodori e li appoggio sul tavolo.
Cazzo, prima devo pulire il tavolo , poi però la spugnetta la devo buttare o mi contamina tutto il resto.
Allora nel frattempo appoggio i pomodori nel lavandino, pulisco il tavolo, butto la spugnetta, e mi rilavo le mani.
E’ già passato un quarto d’ora.

2) Lavare bene frutta e verdura.
HA! Facile e  con che cosa? Nessuno lo dice!
Bicarbonato, amuchina, aceto, acqua ragia??
Faccio un mix di tutto quanto, lo verso in un’ insalatiera piena d’acqua e ci  metto  i pomodori.
Lascio agire dai 2 ai 10 minuti, non troppo o l’acido uccide le vitamine non troppo poco o il batterio uccide me.

3) Lavare gli utensili e tenerli lontani da tutto il resto.
Allora una volta trascorso il tempo, sciacquo l’insalatiera e la butto per sicurezza.
Ho di nuovo i pomodori in mano e li appoggio sul tavolo.

4) Pulire il piano di lavoro.
Certo adesso pulisco il lavandino e ogni posto che possa essere entrato in contatto con i pomodori (tipo le mele, le carote, le melanzane, il sacchetto di stoffa ecologica, i pantaloni, il cellulare…)
Faccio una lavatrice e ripulisco il tavolo per appoggiare il reasto della spesa…
Sono passati 50 minuti.

5) Meglio se si consuma la verdura cotta e sbucciata!
E vaffanculo potevate dirlo prima?

Sono sicura che il prossimo posto dove troveranno il Coli saranno le stanghette degli occhiali!

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I love Sedaris

3 giugno 2011

L’altra settimana Attilio mi dice “lo sai che c’è David Sedaris al Festival della letteratura di Massenzio?”.
“Nooooooo!!!!  Ma perchè le fanno sempre al nord Italia queste cose fichissime?”
“Amore, Massenzio è davanti al Colosseo….”
“Azz…”
Devo andarci, devo vederlo, è il mio autore preferito in assoluto quello che cito sempre insieme a “Nessuna notizia di Gurb” di Mendoza, l’uomo che mi ha fatto più ridere al mondo, lo adoro semplicemente, come devo fare?
“Ingresso gratuito fino a usaurimento posti, devi andare all’apertura del botteghino alle 7 prendi il coupon e poi alle 8.30 aprono i cancelli e chi prima arriva meglio alloggia”
L’esaurimento viene a me, notoriamente ansiosa, devo essere lì alle 6.30 c’è anche Stefano Benni ci saranno un milione di persone.
I posto sono “solo” 2000…..
Sono lì alle 7 in punto e mi trovo già in un’ ordinata coda che attraversa il Viale dei Fori Imperiali con gli autobus che ti passano sopra.
Inaspettanamente è tutto puntualissimo, e alle 7 e 10 ho già i miei biglietti in mano e una marea di tempo davanti a me!
Vado a prendermi un aperitivo da turista dove una birra e un piattino di patatine costano 9 euro, ma vabbè….Aspetto Attilio che arriva alle 8.
Ho la mia copia di “Me parlare bello un giorno” che voglio riuscire a farmi autografare a tutti i costi.
Sì mi sento una groupie gli ho anche portato una copia di SOS amore, che non leggerà mai, ma vuoi mettere la soddisfazione?
Il posto è da togliere il fiato, riusciamo a prendere 2 posti abbastanza vicini e c’è un mega schermo.
Arriva Lucia Poli e legge un brano tratto dall’ultimo libro di Sedaris Bestiole e bestiacce che parla  di un setter.
Il racconto era carino, credo, perchè  il fatto che la Poli non leggesse, ma recitasse me l’ha fatto andare di traverso: non sono riuscita a concentrarmi su una sola parola, anzichè un pezzo ironico  che giocava con amarezza sull’ umana meschinità, facendo parlare un cane  in crisi con la moglie innamorata di un altro, sembrava  pura tragedia greca!
Ma quando è arrivato lui, che ha letto “Author author” un pezzo inedito in cui racconta delle sue presentazioni in giro per supermercati (che mi ha ricordato tantissimo un mio San Valentino passato in un centro commerciale di Casalbertone con la gente che spingeva i carrelli e un demente col microfono che urlava “avvicinatevi Federica è una di noi”) è stato il delirio!
Il mio almeno!
Sarei  rimasta ad ascoltarlo per 10 ore consecutive.
Lui con la sua adorabile zeppola e quella faccetta tenera.
Dopo di lui Stefano Benni con un pezzo su Nerone devo dire geniale (anticipato da un’altra lettura della Poli sempre in versione Medea!) e la serata si è così conclusa.
Ore 10.30.
Ma io non mi muovo di lì finchè non ho avuto il mio autografo e mi siedo e aspetto, come una groupie innamorata, magari prima o poi esce e lo colgo di sorpresa.
Ma Attilio dopo un pò mi fa, guarda che lui sta firmando autografi laggiù!
Mi giro e vedo un capannello formato da una quarantina di persone tutte con la loro copia in mano che aspettano di farsi autografare il libro.
Acc! Che fastidio! Sedaris doveva essere solo mio, dovevo dirgli un paio di frasi ad effetto e poi invitarlo nella mia immaginaria villa di Posillipo tanto per fare bella figura!
Vabbè mi rassegno e aspetto il mio turno, solo che mi accorgo che la fila non scorre di un millimetro.
10 minuti, 20….mezzora. Non succede niente. Ma che cazzo sta facendo?
Chiacchiera!
Fa domande del più e del meno ( Dove hai imparato l’inglese? Sei mancino? Possiedi una scimmia?) e poi disegna, gli è presa così disegna un animale e chiacchiera….
Attilio era alla nona sigaretta e l’organizzatore bestemmiava in aramaico.
40…50 minuti…
E’ il turno di una ragazza americana timida carina “Come ti chiami?” “Leslie” “Sai come si fa a imparare l’italiano Leslie? Bisogna andare a letto con un sacco di gente!”
LOL
Non faceva ridere, ma tutti ovviamente si sbellicavano e gli davano ragione (anch’io ovviamente)
“Guarda adesso te lo scrivo entro il 28 Maggio sarà andata a letto con…3 ragazzi…ti piacciono i ragazzi vero?”

LOL
Leslie ringrazia e si allontana.
Arriva un signore.
“Tu come ti chiami?”
“John, sono il padre di Leslie!”
Matte risate miste a papabile imbarazzo del buon Sedaris che cercava di recuperare alla meglio, con altre domande random, quando la figura di merda ormai lo aveva paralizzato.
Da lì in poi non è stato più lo stesso.
Nonostante i simpatici ammiratori lo invitassero a disegnargli preservativi sulle loro dediche, qualcosa si era spento!
Quando è arrivato il mio turno, la sua assistente gli ha ricordato che era ora di andare a cena e lui ha deciso di darsi una mossa….
“Come ti chiami?”
“Federica”
“Con chi sei venuta?”
“Col mio ragazzo, ma penso che mi abbia lasciato perchè sta aspettando da un ora e mezzo e ha finito le sigarette!”
Detto con simpatia ovviamente.
Mentre lui scrive il mio nome in caratteri che…vabbè lasciamo perdere, mi lancio nel discorsetto che mi ero preparata da ore, vi risparmio il fatto che stessi sudando freddo per l’emozione.
“Volevo dirti che sei il mio autore preferito in assoluto e ti ho portato il mio libro (sos amore) perchè ci tenevo tu avessi qualcosa di mio anche se non leggi l’italiano”
“Davvero?” risponde spiazzato mentre prosegue nella dedica.
“Sì”
E siccome non vuole fare le fotografie l’ho spiazzato di nuovo.”
“May i give you a kiss?”
Non poteva dirmi di no dopo un’ora e mezzo e una figura di merda da Oscar.
Gli do il bacetto, gli do il libro e me ne vado salutandolo con la mano.
Attilio è incazzato più del padre di Leslie, io ho il labbro imperlato di sudore per l’emozione.
Apro il libro e vedo accanto al mio nome (scritto come da un bambino di 4 anni non troppo precoce) un cazzo di gufo.
Mai idealizzare il vostro scrittore preferito….

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Stefania

1 giugno 2011

Ciao mi chiamo Stefania e sto gestendo la mia ultima rottura da circa tre settimane.
Di problemi all’inizio non ne avevo perché beh diciamo che evitavo di pensare che mi ero appena lasciata con il ragazzo con cui avevo avuto la mia prima volta… La cosa strana è che la nostra storia comunque non è andata oltre i miei parametri temporali (cioè 3 mesi, 4 se contiamo il mese in cui ci siamo solo frequentati). Ovvio che lui fosse e sia tuttora molto importante per me, ma all’inizio andava tutto liscio come l’olio: uscivo con gli amici, flirtavo con altri ragazzi, andavo all’università, studiavo e tutto senza sentire tristezza o depressione ( che di solito mi accompagna sempre in certe situazioni). Comunque una settimana dopo la rottura Lui mi chiama (avevamo stabilito di comune accordo di essere amici visto che lui non ne ha tanti e non volevo che rimanesse solo, o meglio non lo voleva la mia dannata sindrome da crocerossina) e mi dice che gli manco, che sono perfetta come sono e che vuole tornare con me.

Come puoi immaginare sono crollata, è andato tutto a rotoli, ma il mio orgoglio mi ha permesso di prendere dei giorni per rifletterci e cosi ho passato le vacanze di Pasqua dai miei parenti per staccare un po il cervello (magari ci fossi riuscita). Al ritorno ho preso coraggio e l’ho richiamato. Il principino ha risposto, testuali parole: “se vuoi chiamarmi per uscire mi va più che bene, ma non ti aspettare che tra me e te rinasca qualcosa!”, penso che per la prima volta in tre mesi io mi sia davvero, scusa i termini, incazzata con Lui!!! I risultati sono stati la chiusura in faccia della comunicazione da parte mia e un magone tale che se ci fosse stato un barattolo da 1 Kg di Nutella me lo sarei finito senza problemi (per fortuna erano finiti anche i biscotti e i cioccolatini). Due settimane dopo ho raggiunto il limite: era il mio compleanno. Il che significava il compimento di 21 anni con la voglia dei miei amici di festeggiare l’evento tranne che la mia. Ma alla fine ho ceduto e sono andata al pub ad ascoltare un gruppo di altri amici che partecipavano ad un concorso. A mezzanotte gli auguri e alle 3 ero a casa della mia migliore amica che mi aveva preparato una torta fatta in casa con tanto di candeline e regali. Dopo circa 15 min sono scappata letteralmente da quella casa per no far vedere che stavo piangendo… Non so perchè, ma nel tragitto verso casa (e mentre guidavo) non finivo più di piangere… Se mi avesse fermato la polizia probabilmente invece che togliermi punti me ne avrebbe dati altri solo per compassione… Il giorno successivo ho spento di nuovo le candeline (questa volta per mamma che si era impegnata a trovare la mia torta preferita dal pasticcere di fiducia), dopodichè sono andata alla stazione perchè dovevo partire assieme ai miei amici e tornare nella città in cui studio. Per un motivo non futile di più, ho avuto anche una discussione con la mia migliore amica e sono finita in un vagone, prima a sfogarmi in lacrime sulla spalla del suo ragazzo (che sta diventando uno dei miei migliori amici visto che siamo praticamente come dei cloni da quanto siamo simili)e poi completamente da sola perchè non avevo proprio voglia di chiacchierare.
Ovviamente finito il tragitto io e la mia migliore amica eravamo di nuovo pappa e ciccia come se non fosse accaduto nulla e lei, a distanza di una settimana ancora non sa che cosa mi è successo da quando ho sentito l’ultima volta Lui.
E siamo arrivati ad oggi… Sinceramente non so il perchè dell’esplosione di lacrime di quella sera e del giorno successivo. Non voglio tornare con Lui, di questo sono certa, perchè significherebbe tornare a combattere ogni singolo minuto per difendere il mio modo di essere in confronto a quello che vuole Lui. Ma è certo che comincio a sentirmi un po’ sola e al tempo stesso ho paura che tutto ricapiti un’altra volta e, credimi, io non sono una roccia come sembro… Per ora è tutto qui e se qualcuno ha dei consigli sono ben disposta a leggerli grazie.

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Piccole soddisfazioni di una massaia

25 maggio 2011

Lo sapevo che prima o poi l’avrei fatto e con la testardaggine di un mulo che ha deciso di non uscire dalla stalla, alla fine, mi sono regalata quella che ai miei occhi è più prezioso di un Trilogy di  Tiffany o di una Tiara Halo: la macchina per autoprodurre il latte di soia.
Il primo che ride lo mando dalla Preside!
Ci stavo dietro da 2 anni, rosicando perchè in Italia, l’unica marca esistente è la Vegan Star al modico prezzo di circa 200 euri… mentre in paesi più civili quali gli Stati Uniti e la Germania la trovi anche a 60 dollari con 4 lame, i sistemi di raffreddamento dello Shuttle  e che, se glielo chiedi gentilmente ti fa anche la ceretta, (salvo poi dover accendere un mutuo per le spese doganali…)
Per un pò mi ero arresa dicendomi, ma che me ne faccio in fondo, quando un litro di latte di soia mi costa meno di 2 euro, sì però poi il tofu…. e mi ero quasi arresa, finchè la parte ambientalista e casalinga di me è insorta in un impeto di orgoglio al grido di “Esticazzi” (per i cultori di Boris) è come comprarsi una mucca, ma con molto meno impiccio, quella macchina  deve essere mia!”
Così mi sono imbarcata in una ricerca degna del Santo Graal fra Ebay e siti che non esistono più da tempo immemore, finchè stavo per cedere al fascino dell’ incauto acquisto di una macchina cinese con libretto di istruzioni in mandarino che avrei dovuto far tradurre dai ragazzi di seconda generazione del Ristocina sotto casa che con ogni probabilità mi avrebbero risposto: ” A signò ecchenesò, lo devi da chiedere amminonna!”
Ebbene, gira che ti rigira cado su un sito manco a dirlo vegan di una ragazza carinissima il cui nom de plume è Erbaviola (non usavo nom de plume dal 78 adooooro!” che cercava acquirenti per una macchina per latte di soia di un’amica causa inutlilizzo a un prezzo accessibilissimo.
Nel giro di un giorno io e la sua amica eravamo migliori amiche e ci mandavamo già le foto dei rispettivi nipoti.
Quando la macchina è arrivata, il mio cuore è scoppiato di gioia e l’ho abbracciata come se mi fosse stato recapitato Patrick Dempsey.
Da quel giorno  il sabato sera metto a bagno un misero etto di soia gialla e la domenica mi autoproduco latte e tofu  senza conservanti e con il sapore dell’ Home made.
Mi sono cimentata anche nel tofu ai sapori del Bosco (pomodori secchi, scalogno, aglio, capperi, pinoli, olive, timo, basilico, prezzemolo e alghe) e anche se ci ho messo una mattinata intera non potete capire la soddisfazione.
Questo per l’angolo della scrittrice- casalinga ( o della casalinga - scrittrice in onore dei miei detrattori!), mentre per l’angolo della frustrazione vi racconterò la storia intitolata “quando una banca on line riesce a farti girare i coglioni e nemmeno puoi prendertela fisicamente con qualcuno”.
Scena 1 interno giorno.
Forse è il caso di cambiare il PIN per autorizzare le operazioni dato che è lo stesso da 5 anni e questo contravviene ad ogni regola della sicurezza.
Vado sul sito, seguo pedissequamente le istruzioni, e leggo: inserire il vecchio PIN.
Fatto.
Inserire il nuovo PIN di 8 lettere
Fatto.
Confermare il nuovo PIN di 8 lettere.
Fatto.
E anzichè ricevere un messaggio di conferma mi ritrovo alla home page “effettua il log in”
Annamobbene, che ho fatto allora fino ad adesso?
Riprovo e si ripete la stessa storia alchè non mi resta che chiamare il numero verde (che è verde solo da telefono fisso….) e dopo aver fatto lo slalom fra digitiunodigitiduedigititre finalmente mi risponde un tizio dal nome di fantasia Lorenzo (che potrebbe essere anche il suo nome tanto non lo conoscete!) con un’aria talmente scoglionata  che stavo per chiedergli “come posso aiutarla”.
Le ipotesi che mi si sono affacciate al cervello erano:
1) Si è appena svegliato (ore 11.57)
2) E’ appena stato lasciato
3) Un mix dei due, ma sopratutto gli fa schifo sto lavoro.
Che sinceramente…c’è di peggio.
Gli spiego la situazione e lui dà per scontato che io sia una cretina che non sa usare il computer e che comunque ha fatto una cazzata e in tutto questo si impunta sul fatto che non è possibile che il mio vecchio PIN sia di 5 cifre perchè DEVE essere di 8.
Le garantisco che è di 5 l’ho usato un minuto fa e lo so, forse i nuovi devono essere di 8, ma il mio problema è che non ho ricevuto messaggio di conferma per cui non so se il mio PIN sia cambiato  o meno.
Granitico il microcefalo risponde:
” il PIN è di 8 cifre lei si sbaglia con il PIN del bancomat”
Respiro e immagino la scena di me che lo prendo a calci girati (quelli di Van Damme) e poi gli chiedo gentilissimamente : perchè, perchè sei così? che ti ho fatto?
“Che c’entra il bancomat le sto parlando del PIN per le operazioni, il mio è sempre stato di 5 cifre e…”
“Sì vabbè le passo l’ufficio codici”
C’è un ufficio codici….
Vi immaginate che la scena a questo punto sia stata diversa no?
Che ci fosse gente assunta da un periodo più lungo da quello in cui ho aperto il conto ebbene no, altro tizio che mi voleva far capire che aveva di meglio da fare che rispodere alla mia telefonata (ma cosa  se stai nell’ufficio codici e la  banca per cui lavori non esiste fisicamente CAZZOOOOO!).
Stessa pantomima ma con tono del maestrino col tono scazzato che spiega a un ritardato mentale che di sicuro ha sbagliato qualcosa.
“Lei sta parlando della password web”
“No, quella l’ho cambiata perfettamente, sto parlando del PIN”
“Ha provato a uscire e rientrare?”
“Di casa e fingere che questa conversazione non sia mai esistita? Adesso lo faccio”
“Chiuuuuda la pagina, la riaaaapra e digiti vuvvuvvu….”
Dio che nervi e non potevo fare assolutamente nulla a parte riattaccare.
“Facciamo che la richiamo appena ho fatto, non vorrei rubarle minuti preziosi di lavoro”
“No, siamo qui per questo…”
Ma vaff…..

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Ciao Torino!

18 maggio 2011

Ho letto che esiste una sindrome da stanchezza cronica, e sono sicura di averla!
E da brava ipocondriaca sono incredibilmente felice di entrare a fare parte delle schiere di statistiche di coloro che non riescono  ad allacciarsi le scarpe senza stramazzare a terra come cavalli da tiro pesante!
Dopo il salone di Torino ho passato due giorni in stato catatonico e con “catatonico” intendo, incapace di qualunque reazione umana a parte uno o due grugniti rivolti ad Attilio.
Questo perchè in 10 ore fai quello che normalmente faresti in 3 settimane fra interviste, relazioni pubbliche e presentazioni, metteteci le scarpe con il laccetto che ti sega la caviglia, il casino, l’aria condizionata a manetta e le luci da sala operatoria e avrete il quadro completo!
La grande incognita del salone solitamente è proprio la presentazione cioè: chi ti presenta e in che sala, due discriminanti fondamentali perchè se ti mettono in un angolo morto o in una sala introvabile, puoi essere Philip Roth e non ti si fila nessuno, se poi c’è un relatore moscio o che non ha letto il libro ti vorresti sparare.
Inutile dirvi che nella mia carriera sono state quasi più le volte in cui sono incappata in quel binomio e devo dire che la meditazione zen mi ha davvero aiutato!
Ed ecco che sabato alle 18.30 con una puntualità da Gran Premio, misteriosamente non vestita di nero, arrivo al Caffè Letterario e vedo un casino di gente seduta e una ragazza che distribuisce bicchieri di Martini!
Ho pensato: “Oddio sono morta e sono in Paradiso!”
Arriva Mia Peluso autorevolissima giornalista della Stampa , in sedia a rotelle per un brutto strappo muscolare, (cosa che sarebbe bastata alla maggior parte di noi per disertare qualunque appuntamento!) e brindando cominciamo una delle più belle presentazioni mai realizzate prima!
Domande nuove e intelligenti, pubblico spettacolare, una ragazza che è venuta da me scusandosi tantissimo per dover scappare via prima ad allattare il bambino di 8 mesi, amici venuti apposta da Roma, ragazze con tutti i libri nella borsa, emozione, sorrisi, risate, foto…insomma una soddisfazione pazzesca!
Grazie infinite a tutti quelli che c’erano!
D’ora in poi indosserò sempre la sciarpa rosa!
Il viaggio di ritorno, al solito, mi ha fatto ricordare perchè non voglio mai prendere l’aereo quando posso evitarlo (in realtà è stato un qui pro quo con chi mi ha prenotato il viaggio, io parlavo di treni e lei di aerei e non ci siamo capite…)
Sullo stesso aereo vedo salire Pennacchi, Isabella Ferrari e Paolo Villaggio, alchè mi rilasso per la ben nota regola per cui  un volo dove c’è un vip non può cadere, figuriamoci 3!
Era un volo dell’ Alitalia di quelli chiamati “airbus” e il motivo è molto semplice: è un autobus con le ali e come tale viene gestito: la dimostrazione te la fanno sentire con un disco, le due hostess le vedi solo al momento dello snack e per il resto non c’è un cazzo di nessuno che ti si fila e così rimani solo con tutti i rumori, le vibrazioni, i vuoti d’aria e  quella orrenda sensazione che definirei “arrancare del mezzo” dove ti immagini il pilota sudato fradicio che cerca di far decollare l’aereo urlando a mezza voce ” may day may day,stavolta non ce la facciamo!”
Vabbè era un volo di 50 minuti compresi decollo e atterraggio, ma me li sono fatti tutti pregando mentalmente, ma continuando a leggere a voce alta ad Attilio articoli di politica a me incomprensibili pur di mantenere una certa dignità!
Solito teatrino al momento dello snack dove ho visto che nel carrello non c’erano alcolici,(la solita politica aziendale del menga)!.
Ma ci ho provato lo stesso nel caso avessero dosi endovena di shottini rum e pera, da somministrare in caso di emergenza.
“Ma un gin tonic lo posso avere?” dico ridendo.
“Eh mò è un pò presto me sà..”
“Ma no, sono già le unidici e mezzo è l’ora dell’aperitivo no?”
Ritento per vedere se effettivamente stia testando il mio effettivo bisogno di sostanze stupefacenti.
“Je posso dà giusto na coca…”
“E prendiamo sta coca…”
Allora ho pensato, che se devo morire almeno voglio farlo da euforica e la prossima volta tutti i flaconi che mi permetteranno di portare li riempirò di vodka e valium.
Ho appena appreso che anche l’aereo presidenziale ha avuto problemi durante l’atterraggio,a questo punto crolla l’ultimo brandello di ogni mia certezza.

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Vita di coppia…

12 maggio 2011

L’altra sera; come al solito,sono andata a letto  da buona eccentrica signora con tappi per le orecchie e  mascherina.
Sì vabbè, non sarà sexy,ma sticazzi stiamo insieme da 4 anni e poi provateci voi a dormire a Roma dove l’uso del clacson supera quello delle frecce e dei freni.
Attilio lo sa che non lo deve fare, non deve  mai farmi le sorprese tipo arrivarmi alle spalle silenziosamente o avvicinarsi mentre dormo perchè  sono sensibilissima agli spaventi, salto letteralmente con tanto di urlo, mi si drizzano i peli,il cuore mi schizza in gola, e mi pizzicano le ascelle dalla paura, poi ci metto 10 minuti a calmarmi.
Una di quelle reazioni paranoidi da manuale, ma non ci posso fare niente, lui lo sa,gliel’ho detto, non lo deve fare mai.
L’altra sera,come dicevo, vado a letto così combinata e Attilio, dopo una ventina di minuti, viene a sedersi accanto a me, niente di più, si siede accanto a me che, in quel momento, mi trovavo in pieno secondo REM totalmente isolata dal mondo come in una confezione di panna di soia spray (ammesso che esista) giusto per darmi il bacio della buonanotte.
Immaginate niente di più dolce e romantico che in un nanosecondo si trasforma nel peggiore degli incubi per me e in un intervento di maxillo-facciale d’ urgenza per lui?
La  sua mano sulla mia spalla mi terrorizza a morte e mi fa immaginare il ninja che cerca di aggredire Clouseau nascosto dietro la tenda e, come una molla, il mio gomito scatta e va a sbattere con la forza di una catapulta caricata a cocchi contro qualcosa di duro, durissimo, che mi fa informicolare tutto il braccio, a cui segue  il rumore di un tonfo sordo di un sacco che cade per terra.
In un attimo realizzo che non ci possono essere ninja nascosti dietro le tende di camera mia e che quella cosa dura è (o meglio era) lo zigomo di Attilio che adesso giace a terra  tramortito tenendosi la faccia.
Mentre la paura scema, sento salire rapidamente l’incazzamento che non mi lascia intenerire dal poveraccio che si tiene il naso con le mani, e rimango seduta sul letto con la mascherina sulla fronte e i tappi in mano ripetendo come un’isterica: “Cazzo lo sai lo sai lo sai che non lo devi fare cazzo!”  con il cuore che mi batte come quello di un coniglio inseguito da una volpe.
Attilio non si muove nemmeno più, comincio a temere di avergli spaccato il naso o un sopracciglio.
Non trovo di meglio che andare in cucina e prendere un pacco di minestrone surgelato e lanciarglielo.
Ieri notte è arrivato con la pentola della pasta in testa urlando dalla cucina: “Amore sto venendo a letto!”

Sabato 14 alle 18.30 sarò al Caffè letterario del salone del libro di Torino!

Vi aspetto!

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London Calling

10 maggio 2011

Immaginate di avere un amante con cui non potete stare perchè la vostra vita (per il momento) è da tutt’ altra parte, e che ogni volta che lo vedete vi ripromettete che sarà l’ultima e che non potete andare avanti così?
Ecco,Londra mi fa questo effetto qua!
Mi emoziona a tal punto da farmi star male, e ogni volta che ci vado rischio di firmare un assegno in bianco per comprarmi una casa!
Per questo ad Aprile con Marika abbiamo cominciato a fare una specie di toto partenza molto ma molto vago del tipo:”ma dal 7 al 14?…” “non ci sono “  “…e dal 25 al 30?” “è Pasqua non posso” “..allora dal 1 Maggio al 5?” ” costa un botto” e  via così, fino a che abbiamo quasi rinunciato.
Ma per amore , alla fine, quale sacrificio non si è disposti a fare? Così siamo riusciti a pianificare una breve fuga dal 3 al 7.
Molto breve, ma molto intensa.
Così intensa che adesso mi tocca prendere un antidepressivo!
Rivedere la casa che ci aveva ospitate per 3 settimane, (la cui chiave,in assenza dei proprietari, ci era stata lasciata sotto un nano giardino), la spatola per pulire il box doccia,dscn0331 le scale di legno, il bowindo,il supermercato sotto casa, ci hanno fatto una specie di effetto Stendhal e non abbiamo smesso di fotografare qualunque cosa ci trovassimo a portata di mano, come se il mondo fosse finito l’indomani.
A proposito domani è l’ 11 Maggio, qualche demente si è divertito a dire che un terremoto spazzerà via Roma…
Questa volta, avendo poco tempo a disposizione, abbiamo deciso di evitare le classiche mete turistiche come musei e grandi magazzini, (e soprattutto gli obbiettivi sensibili!), ma poi il richiamo di Primark è stato troppo forte  e al grido di “ma sticazzi tanto prima o poi dobbiamo morire tutti!” ho potuto comprare un altro set di unghie finte a una sterlina e mezzo .
Memori del freddo allucinante che avevamo patito a Novembre dove comunque andavamo in giro scosciate come Kate Moss all’ uscita di un festino, ho riempito una borsa con 4 cose 4, di cui 2 pantaloni, un paio di scarpe e un golfino, dimenticandomi però che mettila come ti pare, ma l’Inghilterra “è sempre una cazzo di isola!” e non sai mai come gli gira.dscn0277
Un giorno  30 gradi e uno 5….un giorno infradito il giorno dopo neve e raffiche di vento.
Per questo la amo, è come me, un momento sto bene e un momento dopo mi vorrei sparare (si okay quello si chiama disturbo bi-polare!).
Inutile dire che tutto il casino che è stato fatto dalla stampa circa gli ipotetici attentati conseguenti l’ipotetica morte di Bin Laden erano non solo infondati, ma soprattutto totalmente ignorati da tutti.
Il primo giorno la notizia era già a pagina 6, il giorno dopo alla 11 e il terzo a pagina 37!
Cosa che ci ha spinto ad andare anche da Topshop e Lillywhite!
Il resto dei giorni è trascorso in maniera così piena da darci l’impressione di non essere mai partite.
Siamo andate in battello fino adscn0309 Greenwich  ( e ci siamo scottate!) dove si gode una vista pazzesca della città e dove puoi farti una foto a cavallo del meridiano, siamo andate alla Royal Court of justice, dove gli avvocati hanno la parrucca come in Low e order  e puoi assistere ai processi ( a patto che tu non mastichi chewing gum!) ad Hampsted dove sembra di essere in Provenza,siamo state al mercato di Spitalfield e a goderci il birrino del venerdì sera insieme agli inglesi usciti dall’ufficio, abbiamo preso autobus a caso, cenato dai tailandesi, libanesi,cinesi e greci,visto bambini deliziosi andare a scuola in monopattino, e ovviamente comprato decine di scatole di vitamine e integratori vari da Boots a 16 penny la confezione!
Ma soprattutto non ho mai visto così tanti uomini belli tutti insieme!dscn0334
Sarà la primavera…
Dire che partire è stato straziante è dire poco, ho impostato la modalità giramento di coglioni almeno 24 ore prima, meditando l’idea di chiedere asilo politico.
Poi mi sono immaginata a 80 anni!
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E vissero per sempre felici e contenti

29 aprile 2011

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Ebbene sì, anch’io ero fra i 2 miliardi di persone che hanno seguito alla televisione l’intera cerimonia di nozze fra William e Kate e confesso che una lacrimuccia mi è anche scesa!
Sono una sentimentale alla fine…
Tutto ha superato la perfezione, tanto che sembrava un film: nessun inciampo, nessuno starnuto, risatina, anello dimenticato, perfino il tempo è stato clemente e se favola doveva essere, favola è stata.
Kate mi piace molto, determinata come un caterpillar, l’ha visto e l’ha preso, punto. E da una così c’è solo da imparare, altro che “Waitie Katie”!
Alla sua età si destreggia fra  stampa, etichetta e  trono come una veterana, cosa che, a un comune mortale,solo l’ansia da prestazione avrebbe fatto prendere 15 chili!
La vigliacca invece è pure dimagrita!
E’ bella, in gamba e per niente disposta a lasciarsi intimidire dalla reale scenografia.
Lui è adorabile, un pezzo di pane, con lo stesso sguardo della mamma,sempre sorridente, e con una parola dolce con tutti.
Non so quanto fosse convinto di questo passo,dato che, a un certo punto, l’aveva lasciata, ma si sa che i matrimoni non sono roba da uomini!
Immagino un giorno nel bel mezzo di una partita di polo,la Regina che gli dice : “Willy…quand’è che ti sposi?” “Ehm nonna, non so, volevo fare prima l’ Interail, poi lo spring break nel New Jersey, poi forse un’esperienza come attore….” “Willy, chi stai frequentando in questo momento?” “Mah.. una che ho conosciuto all’università, ma mi sono preso una pausa perchè volevo prendermi un anno sabbatico, sai… capire un pò cosa voglio fare nella vita” “Willy il 29 Aprile del 2011 ti sposi, vedi un pò tu” “Ma nonna manca meno di un anno!” “Appunto, tieni prendi questo anello, era quello di tua madre, a lei non serve più, e vai a fidanzarti corri!” “Ma nonna….” “Niente ma! fila!”.
Ed ecco che a un anno esatto da quella partita di polo i due convolano a giuste nozze.
E a noi va bene così perchè vogliamo la favola e il lieto fine!
Vado adesso ad elencarvi quello che mi ha colpito durante la cerimonia:
Uno su tutti Beckham, bekfigo come pochi al mondo, accompagnato da Victoria  bea(che sembra sempre più un manichino di Luisa Via Roma) , che indossava un cappellino perfettamente verticale rispetto al suo naso, sfidando ogni legge della fisica.
Guy Richie ( la versione rossa di Matteo Renzi), era lì che si domandava quando poteva raggiungere il primo pub.
Il cappellino della figlia di Sarah Ferguson, Beatrice, doveva essere stato designato da Lady Gaga, una specie di sole che le oscurava la  faccia come un’eclisse!
Elton John cantava svogliatamente  “O Thou Great Redeemer” pensando a un arrangiamento per piano.
Le bambine  con i fiori non bevevano da almeno 72 ore, altrimenti non si spiega come siano state buonissime per ore in piedi vestite come bambole.
Harry (di cui si leggeva sui cartelli delle ragazze fra la  folla: “quando passi dalle mie parti fammi un fischio!”) ha sicuramente detto qualche cazzata all’orecchio del fratello perchè ha riso più di una volta, probabilmente la gettonatissima “sei sempre in tempo!”
Ma parliamo dell’entrata di Camilla (la mia preferita, un’altra che di attese se ne intende!)  che accompagnava il principe Carlo.
L’ho trovata un pò appesantita, diciamo pure inquartata, poi ho capito perchè ,quando ho visto come la Regina di giallo vestita , le ha stretto la mano distrattamente, guardando oltre.queen
Quando vi lamentate che vostra suocera vi rompe le balle, pensate a come deve sentirsi Camilla che,non solo si deve inchinare davanti alla suocera,ma se un giorno gli gira male, la fa rinchiudere nelle torri di Londra e le fa tagliare la testa!
La regina aveva una borsa al braccio.
Cosa ci sarà stato dentro? Un Ipad2? Una fiaschetta di Lagavulin? Un paio di jeans?
Non è dato saperlo.
Mitico,l’inossidabile consorte al suo fianco, sempre sorridente mentre  formulava lo stesso pensiero di Guy Richie.
L’arrivo di Kate è stato, l’ho già detto, perfetto.
L’abito incantevole con le maniche di pizzo, il velo e una super tiara che le ho invidiato tantissimo, il padre fierissimo che l’ha accompagnata all’altare porgendo la mano della figlia prima al vescovo  poi a William, la scalinata senza un intoppo (grazie anche alla sorella Pippa che ha portato lo strascico rischiando lei stessa di finire lunga distesa ,dato che il suo abito non era stato pippaprudentemente accorciato sul davanti per affrontare le scale con le mani occupate), un timing degno del lancio dello shuttle e tutta Londra in delirio.
Sono stati forse troppo perfetti, non una lacrima,non un bacetto,poi William ha cominciato a ripetere la formula magica (quella vera che dice “finchè morte non vi separi”) bello, chiaro e sicuro di sè e quando è arrivato a dire  “in ricchezza e povertà”  lei  stava per ridere!
E ci credo, avrà pensato  “in povertà sticazzi”.
L’anello di lei ha poi avuto qualche difficoltà ad entrare all’anulare, diciamo che lui ha spinto un bel pò, ma vabbè un pò di ritenzione idrica da sindrome premestruale ce l’hanno anche le principesse ( o no?)
Bellissimi anche la madre di Kate e il fratello che ha letto come non avesse fatto altro nella vita!
Avranno fatto anche le prove, ma non è che ti capita tutti i giorni di partecipare al matrimonio del secolo in mondovisione!
E alla faccia dei superstiziosi, con l’anello di fidanzamento di Lady D e  il vestito di Alexander Mc Queen, Kate si è anche sposata di venerdì quando tutti sanno che di Venere e di Marte non si dà principio all’arte!
Ma la nostra Kate  non si sarebbe fermata neanche se un gatto nero le avesse attraversato il corridoio mentre  andava all’altare!
Chissà se scriverà  101 modi per sposare un Principe Azzurro!

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E anche sta Pasqua…

27 aprile 2011

Allora questa Pasqua?
Con Attilio l’abbiamo passata camminando per le campagne toscane, sembravamo in preparazione per il pellegrinaggio di Santiago de Compostela!
Mentre tutti i ristoranti del contado sfornavano torte pasqualine e manicaretti, noi due, fieri e determinati, continuavamo a  camminare e camminare e camminare…
Intorno a noi solo ville pazzesche in pietra con piscina,seminascoste da cipressi secolari (e poi la gente piange miseria!!) e totalmente deserte (perchè se uno ha una villa del genere in campagna vuol dire che ne ha almeno altre 3 una al mare, una in montagna e una in città!) tenute a bada da grossi e incazzati Rottweiler che, si sa, scavano una buca sotto la rete e  scappano quando i padroni non ci sono,andando ad azzannare gli ignari passeggiatori come noi che raccolgono le margherite!
Questa è una delle tante paranoie che mi hanno messo in testa da bambina e che adesso rifioriscono…
Già immaginavo la scena di me e Attilio che corriamo all’indietro sussurrando “buono cagnolino buono….”   passando Pasqua e Pasquetta arrampicati sul  cipresso a lanciarci ghiande e pigne con me che strillo: “Hai visto? Te l’avevo detto!”
E insieme alla Pasqua per fortuna è finita anche l’Isola dei famosi e apprendo adesso della vittoria della Palmas….Qualcuno sa spiegarmi perchè?

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