Mi scuso per la lunga assenza, ma sto ancora trattenendo i benefici dei 10 giorni di clausura in meditazione Vipassana di cui vi voglio assolutamente raccontare.
E’ stata, senza ombra di dubbio, l’esperienza più intensa ed estrema di tutta la mia vita.
Sapevo a grandi linee cosa sarebbe successo a livello fisico (scardinamento delle anche e svitamento dei femori!) ma non avevo idea di cosa mi sarebbe accaduto a livello emotivo (scardinamento dell’anima e svitamento del cervello!).
La meditazione Vipassana ( “chiara visione”) è il tipo di meditazione che insegnò il Buddha 2500 anni fa quando si “risvegliò”, ossia quando intuì le cause della sofferenza del genere umano e trascorse il resto della propria vita ad insegnare ,a chi glielo chiedeva, la tecnica per sradicare il dolore alla radice.
Pare facile lo so, eppure….
Praticando yoga da molti anni avevo sentito parlare spesso dei ritiri Vipassana e tutti quelli che erano sopravvissuti a quei dieci giorni erano guardati con rispetto e deferenza, e tutti si davano di gomito, sollevando il sopracciglio e sussurrando “quello fa la Vipassana”. Insomma ai miei occhi chi faceva la Vipassana era un figo!
Erano anni che giravo intorno alla meditazione; come un pò tutte le cose importanti della mia vita che ho seminato in tempi non sospetti e fatto germogliare e fiorire a tempo debito: lo yoga me lo insegnava mia nonna, i primi libri di ricette vegetariane e macrobiotici li ho comprati almeno 15 anni fa, e così il primo testo “autorevole” sulla meditazione : “meditazione for dummies” (Giuro!)
Sono un’irrequieta, lo sono sempre stata e sempre lo sarò, non sono mai riuscita a stare ferma nemmeno nel seggiolone, e se lo chiedete ai miei, vi faranno un’ imitazione decisamente poco lusinghiera di quando, a 2 anni, mi agitavo continuamente come punta dalla tarantola e tuttora,quando scrivo, se non mi lego alla sedia, mi alzo fra le 600 e le 700 volte per andare in cucina, in bagno, a controllare la posta, il cellulare,a farmi il te, accendere la televisione, la radio, internet…
Senza contare il “loop” nella mia testa che rimugina in continuazione, giorno e notte, giorno e notte, saltando da un pensiero all’altro.
Questo ha fatto sì che, per tutti questi anni, io abbia vissuto in maniera totalmente non presente la maggior parte degli eventi della mia vita, nel senso che sono qui col corpo, ma la mia mente è impantanata da qualche parte nel passato o nel futuro ,quasi sempre impegnata in una conversazione immaginaria con qualcuno a cui avrei dovuto dire qualcosa o qualcuno a cui dovrò dire qualcosa.
Sì, d’ accordo sarà anche prerogativa dei creativi, ma vi giuro che è una fonte di stress mostruosa, tanto che l’occhio destro mi trema ininterrottamente da 2 anni.
Ecco perchè da qualche mese tornavo al desiderio della meditazione e dei suoi benefici e l’idea del ritiro continuava a lampeggiarmi in testa.
Avevo tentato di iscrivermi l’anno scorso, ma il centro era pieno e, ripensandoci adesso, non era il momento giusto.
Così quest anno ho fatto di nuovo richiesta e sono stata accettata: 10 giorni di ritiro dal 5 al 16 Ottobre nel Mugello, terra di tortelli.
Quando ho ricevuto la risposta ho sentito una specie di euforia da totale incosciente dentro di me, (basta che vi leggiate il codice di disciplina e l’orario del corso per capire che è una specie di Campo di addestramento della spiritualità che ha poco da invidiare ai Navy Seals), ma qualcosa mi diceva che era la risposta che stavo cercando da sempre, e non smettevo più di sorridere e di pensarci, così, mi sono congedata dal rassegnato e paziente Attilio (che non avrei potuto chiamare per tutta la durata del corso) e sono partita in direzione Faenza, con un bagaglio ridotto all’osso composto da una tuta da ginnastica, qualche mutanda, un maglione, una torcia e una sveglia.
Alla stazione, aspettando la navetta per il centro, guardandomi intorno ho subito riconosciuto i miei compagni d’avventura: tutti quelli che, come me, stavano seduti da soli, con uno zaino minuscolo e un enorme punto interrogativo sulla testa.
Visto che la navetta era in ritardo, abbiamo cominciato a guardarci con aria da carbonari lanciandoci occhiate circospette chiedendo a bassa voce “ma…anche tu vai….” “Sì sì anch’io…” tornando poi a consultare il cellulare, l’ I pad, l’ I phone, Facebook e What’app per l’ultima volta.
In pulman mi sono seduta da sola, tanto valeva abituarsi: non avrei parlato, guardato, toccato e interagito con nessuno per 10 giorni, e sarebbe stato più facile farlo senza sapere chi fossero gli altri.
Mentre salivamo fra le colline dell’Appennino, sentivo che stavo facendo la cosa giusta per me.
Avevo sistemato tutto, avvertito le 2 persone fondamentali e, con la certezza che il mondo avrebbe girato tranquillamente anche senza di me, mi sono rifugiata in esilio volontario fra abeti e colline, con l’aria pura, il verde, senza nessuna distrazione, nessun contatto con l’esterno, a metà fra la clausura e il carcere per guardarmi dentro per la prima volta.
Sapevo a grandi linee in cosa consisteva il corso, ma non avevo fatto i conti col fatto che non avrei parlato con nessuno e nessuno avrebbe parlato con me e io non sono mai stata in campeggio e non mi ricordavo più cosa volesse dire dividere una camera con 4 ragazze mai viste prima.
Con tutto che nessuno ti spiega niente e devi abbandonare tutte le tue micragnose certezze per abbandonarti a quello che sarà.
E non sai cosa sarà!
Una volta sbrigate le formalità e assegnato il letto nel dormitorio, alle 5 del pomeriggio ci hanno servito la cena: minestrone e pane.
Nei nostri occhi il puro panico che si traduceva in : se questo è il menù siamo finite!
Considerando poi che di lì a 2 ore non avremmo più potuto parlare, abbiamo cominciato a sentirci perdute, sole, smarrite nel bosco, con quella sensazione tipicamente ancestrale del “morirò di fame”.
La mente ha cominciato subito a ribellarsi creando pensieri inutili (come il 94% delle volte fateci caso!) formati da lamentele, giudizi, scazzamento e insofferenza di vario genere.
Non ero l’unica a odiare l’intera situazione, ma l’ho saputo solo 10 giorni dopo.
Dopo la “merenda cena”ci hanno fatto un briefing via cd ripetendoci a chiare lettere che da quel momento in poi non avremmo potuto parlare, leggere, scrivere, sentire la musica, e interagire con gli altri studenti, ma solo con gli assistenti in caso di vera necessità e che se volevamo andarcene quello era il momento giusto.
Fra gli sguardi sempre più smarriti siamo salite in camera a testa bassa.
Era dai tempi del Club Med che non dividevo la camera con nessuno, ed eravamo così stranite e confuse che non ci siamo nemmeno presentate e alle 9.30 si sono spente le luci dando inizio così al nobile silenzio.
Dopo un minuto nel buio tutte e 5 abbiamo pensato “Cazzo di sveglie che ticchettano tutte insieme, e adesso non glielo posso nemmeno dire!”
La nostra paura di non svegliarci alle 4 del mattino è stata subito spazzata via non tanto dalle 5 sveglie, ma dal gong che veniva suonato anche fuori della porta di camera.
E con lo sguardo rovolto rigorosamente per terra asciugamano e spazzolino ecco che tutte e 30 ci riversavamo nei bagni come collegiali per essere alle 4.30 in sala di meditazione.
Avete mai provato a lavarvi i denti con 30 persone mai viste prima?
E’ un’esperienza!
Fuori notte fonda, solo il fruscio degli abeti e dei nostri passi, la luna alta nel cielo, qualche uccello notturno che cantava, le ombre degli alberi proiettate per terra , l’aria purissima che faceva male al naso.
IL SILENZIO ASSOLUTO disturbato dal mio acufene dell’orecchio sinistro!
Tutto mi ricordava Heidi e quella casa nella prateria.
In quel momento ho deciso di voler vivere in campagna, mungere le mucche, allevare conigli e galline, vendemmiare, e fare le marmellate.
Mi sa che invecchio sì!
La sala da meditazione era una specie di calda baita di legno dove avevamo un posto assegnato e coperte e cuscini a volontà per poterci sistemare nella posizione più comoda possibile date le lunghe ore da trascorrere a gambe incrociate.
Fino a quel momento sembrava quasi facile.
L’insegnante era una silenziosa e minuta signora indiana, molto dolce ,ma autorevole, che notava tutto e tutti anche quando aveva gli occhi chiusi.
In realtà lei non ci spiegava niente, ma ci faceva ascoltare un cd con la voce del Maestro Goenka, ( che porta avanti questo suo tipo di meditazione Vipassana) che passo passo ti spiegava come devi meditare, su cosa ti devi concentrare per educare la mente come fosse un bambino iperattivo o domarla come un elefante in una cristalleria.
Ragazzi…..non è facile…
Dopo 10 secondi che osservi il tuo respiro la testa se ne va per i cazzi suoi e ti ritrovi da un’altra parte… a fare la spesa, parlare con questo e con quello, a fare progetti, litigare, offenderti, giudicare, arrabbiarti..
Questo era il primo problema, la concentrazione, ma non avevo fatto i conti col secondo:
Mr Goenka parlava un inglese così strano e cantava in un modo così gutturale che mi dava sui nervi, e giuro che ho pensato che non ce l’avrei mai fatta.
Mi sembrava Bombolo in delitto al ristorante cinese.
Ed era indiano….
Solo dopo ho scoperto che ha fatto lo stesso effetto a tutti, ma giuro che trovarsi lì senza poter scambiare uno sguardo o una parola con nessuno e resistere con i nervi a fior di pelle e i peggiori dolori alla schiena e le gambe è stata durissima.
E poi improvvisamente ci siamo abituati.
Perchè ci siamo arresi.
Abbiamo demolito l’ego che ha cercato di ribellarsi creando nemici invisibili.
L’ego, il nostro peggior nemico, quel nocciolo composto da strati e strati di pensieri inutili che si sono sedimentati negli anni, e che cominciano tutti con “io sono, io voglio, io devo, io ho bisogno, io mi merito, io non voglio, lui mi deve, quello mi ha detto, quello mi ha fatto…..” e così via.
Io- mio, Io - mio…
La parte infantile di noi, quella che non ci permette di accettare il presente, che non ci permette di vedere la realtà per quello che veramente è e che ci annebbia la vista con un velo di illusione: l’illusione che tutto sia eterno e tutto ci appartenga.
Ecco la prima lezione del Buddha : la realtà dell’ impermanenza , niente è per sempre e niente e nessuno ci appartiene.
Crediamo di possedere gli oggetti, le idee, le persone, pensiamo che saremo felici quando avremo questo e quello, quando andremo qui o là e quando saremo amati o porteremo a termine un progetto o avremo successo o cambieremo città, quando invece quel desiderio che è totalmente immaginario è la fonte di ogni sofferenza.
Perchè l’unico momento che ci è dato apprezzare perchè lo possiamo sperimentare è questo qui.
E ho cominciato a capire e apprezzare quella tecnica decisamente drastica, ma fondamentale per sradicare l’attaccamento e i capricci dalla propria testa.
Una volta che ti accorgi che sei solo con la tua testa, e che le tue esigenze primarie sono soddisfatte, mangiare, bere e dormire, il resto del tempo lo passi a sbrogliare i nodi che la tua mente crea per non annoiarsi.
I problemi immaginari , le conversazioni già avvenute e che non si possono risolvere o quelle che verranno e che non sai come potranno andare, l’insofferenza, il desiderio di qualcosa che non hai e che ti farebbe stare meglio, la rabbia, la paura, l’orgoglio….
Tutte emozioni create dalla mente, che sono totalmente immaginarie. La prova è che se osservi queste emozioni tossiche con distacco, senza fartene carico, semplicemente prendendone atto con la consapevolezza che sono solo immagini e che non ti appartengono, e che rimuginando non solo non risolvi, ma ti avviti in una spirale di sofferenza e dolore senza fine, immediatamente, senti che il nodo allo stomaco scompare come una bolla di sapone che scoppia e quello che rimane è il momento presente, e tu così come sei, nella tua purezza e semplicità, come quando eri piccolo, senza pregiudizi, nè preconcetti e con tutta l’energia a disposizione da poter dedicare alle cose giuste, sane,e belle, perchè una volta che il dvd impazzito della mente si ferma, non sei più schiavo nè succube di nessun sentimento e non esiste più nessun problema immaginario.
E quando c’è un problema vero lo affronti con lucidità e presenza e lo risolvi con energia e positività.
E inizi a sentire una grande ondata di amore incondizionato per te stesso e tutto ciò che ti circonda, e compassione ed empatia per il dolore degli altri e cominci a voler bene anche a chi ti sta sulle palle, perchè riconosci l’ infelicità in lui e vorresti abbracciarlo e ti dispiace di aver detto e fatto cose che abbiano creato malintesi e negatività e vorresti riparare e capisci che le tue azioni e le tue parole hanno un impatto immenso sulla realtà.
Sono stati 10 giorni durissimi.
Scanditi da campane e meditazione, pianti, ricordi, ondate di dolore e gioia, ma alla fine, quando abbiamo potuto parlare, è stata un’ emozione indescrivibile, e non abbiamo più smesso di chiacchierare e ridere e condividere sensazioni, pensieri ed esperienze senza nessun giudizio o pregiudizio, perchè eravamo persone che avevano compiuto un percorso insieme e non un lavoro o un’etichetta.
Il mondo perfetto per un giorno intero.
Ed è stato come l’ultimo giorno in colonia, a scambiarci gli indirizzi e farci le foto.
Tuttora ci scriviamo tutte quante e non ce n’è una che non stia sperimentando un beneficio speciale all’interno della propria vita.
Come se si fosse accesa una luce che ha spazzato via la nebbia e questa luce è la consapevolezza di quello che sei e quello che fai e di quanta energia sprechi inutilmente.
E’ ovvio che non è gratis, serve disciplina o la mente non aspetta altro che tu ti distragga un attimo per tirarti nel pozzo di pensieri neri, e questo vuol dire alzarsi presto e meditare e cercare di rimanere consapevole il più possibile dei propri gesti, dei propri pensieri e soprattutto degli altri, perchè è solo attraverso gli altri che realizziamo noi stessi e non viceversa.
Concludo questo pippone immenso con un ringraziamento a chi mi ha dato l’opportunità di vivere questa esperienza, gli studenti anziani che ci hanno servito, pulendo le camere, i bagni e cucinando magnificamente per noi continuando a sorridere anche quando ci aggiravamo come cerbiatti smarriti e incazzati e tutti coloro che con le loro offerte hanno permesso a noi il ritiro.
E ovviamente a Mr Goenka per l’incessante lavoro di tutta una vita per l’insegnamento nella speranza che tutti possiamo liberarci dal dolore.
Un abbraccio di cuore e che tutti gli esseri possano essere felici.
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