Veg banana bread
Un dolce perfetto per la colazione che si prepara in pochissimo tempo.
(Madonna parlo come la Parodi)
Occorrente:
Uno stampo da plum cake
3 tazze di farina (vanno bene i bicchieri di carta)
1 tazza di zucchero
un filo d’olio d’oliva
1 banana matura
1 pera (o una mela o un’altra banana)
Latte di soia Q.B.
Lievito
Uva sultanina e noci facoltative
Schiacciate la frutta con una forchetta e amalgamatela al resto degli ingredienti, per ultimo aggiungete latte di soia sufficiente a rendere l’impasto cremoso.
Mettete un foglio di carta da forno nello stampo da plum cake (onde evitare di volare lo stampo dalla finestra perchè non si stacca!) e versateci dentro l’impasto.
Mettetelo nel forno già caldo a 180° per 40 minuti.
Alex
Ciao Federica,
mi chiamo Alex ho 42 anni e da 1 mese e mezzo sono tornata single.
Alle spalle ho una lunga relazione durata dai 24 anni ai 36, con tanto di convivenza, finita perchè un giorno lui mi ha detto “sai, non ti amo più da 1 anno”….
Ma non è questa la storia per cui scrivo, scrivo perchè 3 anni fa ho conociuto il classico “uomo-pacco”, quello che sembra davvero il principe azzurro e poi si rivela peggio di un orco.
L’ho conosciuto durante un viaggio di lavoro e fin da subito lui mi ha corteggiata “come mai una bella ragazza come te è sola? come mai nessun cavaliere quando sembri una persona così dolce”….e cavolate del genere.
E’ iniziata così una storia a distanza perchè abitiamo a 200 km di distanza, ma lavorando entrambi come commerciali, avevamo il vanataggio di poterci vedere non solo nei weekend, ma anche durante la settimana in giro qua e là.
Ma dopo alcuni mesi l’idillio si è spezzato e sono venute fuori tutte le problematiche del mondo!
Intanto lui ha avuto una convivenza di 4 anni, finita 5 anni fa perchè la sua ex lo ha buttato fuori di casa, in quanto, a detta di lui, lei si era resa conto di non esserne più inamorata. Ma poi, una volta, era venuta fuori la verità vera: lei si era trovata un altro, per di più più giovane di svariati anni (lei ne ha 43 e il mio/nostro ex ne ha 42 come me, mentre il giovane fidanzato sembra ne abbia 10 di meno….).
E questo fatto ha reso il mio ex una persona arrabbiatissima con il mondo e chiaramente con la sua ex, di cui ha sempre detto peste e corna. Ad aggravare la situazione, il fatto che insieme hanno fatto un (povero) figlio, che chiaramente sta con la madre, la quale però lo lascia praticamente tutto il giorno con i suoi genitori (lei vive sullo stesso pianerottolo dei suoi) mentre lei fa la ragazzina in giro con il suo giovane fidanzato.
La ex poi usa il figlio come arma di ricatto, ma soprattutto se ne approfitta perchè il mio ex non ha le palle! perchè con me era capace di urlare e di mandarmi a quel paese, mentre con lei scattava sull’attenti (ho purtroppo assistito ad alcune telefonate, dove lui sembrava davvero un cerebroleso…).
Inoltre, giusto per avere una storia complicata, lui dalla separazione in poi è tornato a vivere con la madre, con cui ha un pessimo rapporto, un pò perchè la madre è proprio la classica donna fredda e distante (l’ho conosciuta e faceva fatica a ricordarsi il mio nome, calcolando che mi chiamo come suo nipote…), un pò perchè, ho scoperto a mie grosse spese, il mio ex ha un carattere da vero str…o!
Io invece vivo da sola, da quando è finita la storia con il mio fidanzato di tanti anni, quindi da 6 anni. Così era normale che lui venisse spesso da me, anche perchè a parte dover pagare il pedaggio dell’autostrada qui poi mangiava gratis, visto che la spesa la facevo io e non gli ho mai chiesto nulla.
Certo, se uscivamo a fare un giro e ci fermavamo a prendere un caffè o qualcosa, pagava lui, ma poi sono venute fuori le vere magagne.
Si è infatti dimostrato di una tirchieria spaventosa! aveva sempre la scusa che non aveva soldi, che doveva pagare per mantenere il figlio (paga 400 euro al mese), che si voleva comprare delle macchine fotografiche ma non poteva, ecc….e chiaramente, la scema sottoscritta si è privata dei soldi per sè e ha comprato le macchine fotografiche a lui!
Poi, quando lo andavo a trovare nella sua città prendevamo una camera in albergo e finiva che quasi sempre pagavo io, perchè lui mi offriva la cena, ma di pagare a metà la camera non se ne parlava, mi raccontava sempre delle scuse tristissime (”non mi hanno pagato lo stipendio, non posso fare bancomati”..).
Inoltre riceveva sempre delle telefonate misteriose, a cui, se c’ero io, rispondeva “adesso non posso, chiamami dopo”. Quando chiedevo “chi era?” lui aveva sempre la scusa pronta “un cliente”. Poi, siccome lavoriamo entrambi in un settore dove i clienti sono praticamente quasi tutte donne…ho scoperto che lui faceva il “piacione” con molte di loro e poi me lo veniva a raccontare per farmi ingelosire. Io avevo imparato a non dargli ascolto e a cambiare discorso, ma trovavo comunque molto triste che mi dovesse telefonare per cose così stupide.
Tuttora mi chiedo: perchè sono stata con un tale imbecille? perchè gli ho permesso di farmi tanto male?
perchè di cattiverie ne ha combinate tante, talmente tante che sono troppo lughe per essere scritte tutte qui.
In più, da una serie di mesi mi aveva lasciata ufficialmente, ma per una questione di lavoro in comune continuavamo a sentirci e questo ha portato al fatto che mi sono fatta prendere in giro ancora di piùù, perchè era arrivato al punto che mi telefonava di sabato sera, dopo che aveva riaccompaganto il figlio a casa dalla ex, e poi, mentre una volta mi telefonava perchè poi partiva per venire da me, ora mi chiamava e sentivo che era in macchina e mi raccontava balle su balle su dove stesse andando (purtroppo l’ho beccato in più di una occasione…) così ora io sono qua a farmi le seghe mentali “aveva un’altra, magari ce l’aveva già quando stava con me, magari è più bella di me, chissà se con lei è tirchio come lo era con me, ecc….”
Da ultimo mi ha anche insultata più di una volta e così ho capito che avevo toccato davvero il fondo e che la cosa doveva davvero finire.
Così sabato 26 giugno, quando lui mi ha telefonato come solito mentre stava andando chissà dove, io non gli ho risposto e lui ha provato una seconda volta, ma io non ho risposto ancora. Poi nei giorni seguenti non mi sono più fatta sentire nè lui ha più provato a cercarmi.
E ora mi sento sicuramente sollevata, perchè era diventato tutto un vero, continuo tormento, ma purtroppo mi faccio un sacco di seghe mentali perchè, in fondo, non riesco a perdonare me stessa di essere stata così fessa, così pirla e così stupida da aver dato tanto ad una persona che invece meritava un calcio nel sedere tanto tempo fa!
Grazie Federica per lo sfogo, ho letto tutti i tuoi libri e mi sono piaciuti davvero tanto. Ho sempre con me “101 modi per riconoscere il tuo principe azzurro”: ogni tanto ne leggo aclune voci perchè ci ritrovo davvero la mia ultima storia e soprattutto lo faccio per ricordare a me stessa che razza di str…o era lui e il fatto che non merita alcun pensiero e soprattutto alcun rimpianto!!!!
ciao
Alex
Avete vinto voi…
Vabbè ho capito tanto fate sempre come vi pare!
Hai voglia a scrivere aforismi raffinati e ricette, nun ve ne pò fregà de meno!
Siete stati capaci di partirmi da Teresa d’Avila e arrivarmi a i Kymerda!
Spiegatemi come avete fatto!
Quindi mi arrendo, bandiera bianca: avete vinto voi:
Parliamo di X Factor, o meglio Pip Factor,anzi parlatemene voi perchè di quello che ho visto nel serale e che vado a descrivere,non ci ho capito una gran mazza.
Anzi d’ora in poi andrò a cena fuori apposta!
Ma veniamo a noi:
Facchinetti,come ha saggiamente detto Aldo Grasso, si sta “Carlocontizzando!” :Arriva, saluta, presenta, ringrazia e va a cena con la Marcuzzi, (anzi ci vorrebbe andare perchè a quanto ho letto si sono sfanculati in mezzo alla strada perchè lei ,durante la diretta, è a cena con un polipone dalla mano lunga!)
Voi mi direte: e che altro deve fare? No, niente per carità, però ormai è tutto la fotocopia degli altri anni però un pò peggio.
Cos’altro ho visto, ah sì, Dorina (non la reggo) che ha spettinato Nevruz reo di aver detto una cosa sacrosanta:” Qui non mi aspetto di fare amicizie, gli amici ce li ho fuori, qui è una competizione”.
Apriti cielo e chiuditi audi0: “Ma vaff…biiiip, che ca….biiiip dici? Io fuori di qui continuerò a frequentare tutti LOL (Risate di sottofondo)…Hai avuto il tuo ca…Biiip di momento di notorietà e ora rivaff…biiip!”
Il povero Nevruz con la maschera in mano e il mascara colato ha replicato semplicemente: non mi sembrava di aver detto chissà cosa.
Le canzoni le ho sentite di sbieco per cui non saprei dire, ma nessuno mi ha fatto drizzare i peli.
Cos’altro ah! La Tatangelo che non ha più una squadra!
E il Facchinetti tanto per affondare il coltello nel burro le ha chiesto: “Ma non credi che il pubblico stia votando contro di te?”
Che è una domanda che tutti vorrebbero sentirsi fare prima o poi.
Lei non si è smossa più di tanto e ha risposto a tono grazie ai suggerimenti di Gigi d’Alessio nell’auricolare.
Adesso le daranno qualcun altro buttato fuori ai provini? O faranno altri provini con 40000 persone in 2 giorni?
E questo che entra: che problemi avrà?
Per il resto Stefano non mi piace, I Bordighera Bros nemmeno, i Kymmelihamandati lasciamo perdere, Nevruz è bravo,ma insomma da qui a farlo vincere ce ne corre, e poi giuro, non so chi altro c’è.
Adesso scatenatevi pure (Smemo! Nino! Cate!) e cavalcate liberi e selvaggi fra le praterie del web.
Perle di saggezza
La mamma è sempre la mamma…
Durante una delle famose telefonate inquisitorie da parte di mia madre per accertarsi sul mio stato di salute, a un certo punto mi ha detto: “siediti un pò che ti devo leggere una cosa”:
“Non era ancora passato un quarto d’ora, che la carrozzina tornò, e la Fata, che stava aspettando sull’uscio di casa, prese in collo il povero burattino, e portatolo in una cameretta che aveva le pareti di madreperla, mandò subito a chiamare i medici più famosi del vicinato.
E i medici arrivarono subito, uno dopo l’altro: arrivò, cioè, un Corvo, una Civetta e un Grillo-parlante.
— Vorrei sapere da lor signori, — disse la Fata, rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al letto di Pinocchio, — vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia morto o vivo!…
A quest’invito, il Corvo, facendosi avanti per il primo, tastò il polso a Pinocchio: poi gli tastò il naso, poi il dito mignolo dei piedi: e quand’ebbe tastato ben bene, pronunziò solennemente queste parole:
— A mio credere il burattino è bell’e morto: ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo!
— Mi dispiace, — disse la Civetta, — di dover contraddire il Corvo, mio illustre amico e collega: per me, invece, il burattino è sempre vivo; ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno che è morto davvero!
— E lei non dice nulla? — domandò la Fata al Grillo-parlante.
— Io dico che il medico prudente quando non sa quello che dice, la miglior cosa che possa fare, è quella di stare zitto. Del resto quel burattino lì non m’è fisonomia nuova: io lo conosco da un pezzo!…
Pinocchio, che fin allora era stato immobile come un vero pezzo di legno, ebbe una specie di fremito convulso, che fece scuotere tutto il letto.
— Quel burattino lì, — seguitò a dire il Grillo-parlante, — è una birba matricolata…
Pinocchio aprì gli occhi e li richiuse subito.
— È un monellaccio, uno svogliato, un vagabondo. Pinocchio si nascose la faccia sotto i lenzuoli.
— Quel burattino lì è un figliuolo disubbidiente, che farà morire di crepacuore il suo povero babbo!…
A questo punto si sentì nella camera un suono soffocato di pianti e di singhiozzi. Figuratevi come rimasero tutti, allorché sollevati un poco i lenzuoli, si accorsero che quello che piangeva e singhiozzava era Pinocchio.
— Quando il morto piange, è segno che è in via di guarigione, — disse solennemente il Corvo.
— Mi duole di contraddire il mio illustre amico e collega, — soggiunse la Civetta, — ma per me, quando il morto piange è segno che gli dispiace a morire.
Appena i tre medici furono usciti di camera, la Fata si accostò a Pinocchio e, dopo averlo toccato sulla fronte, si accòrse che era travagliato da un febbrone da non si dire.
Allora sciolse una certa polverina bianca in un mezzo bicchier d’acqua, e porgendolo al burattino, gli disse amorosamente:
— Bevila, e in pochi giorni sarai guarito.
Pinocchio guardò il bicchiere, storse un po’ la bocca, e poi dimanda con voce di piagnisteo:
— È dolce o amara?
— È amara, ma ti farà bene.
— Se è amara, non la voglio.
— Da’ retta a me: bevila.
— A me l’amaro non mi piace.
— Bevila: e quando l’avrai bevuta, ti darò una pallina di zucchero, per rifarti la bocca.
— Dov’è la pallina di zucchero?
— Eccola qui, — disse la Fata, tirandola fuori da una zuccheriera d’oro.
— Prima voglio la pallina di zucchero, e poi beverò quell’acquaccia amara…
— Me lo prometti?
— Sì…
La fata gli dette la pallina, e Pinocchio, dopo averla sgranocchiata e ingoiata in un attimo, disse leccandosi i labbri:
— Bella cosa se anche lo zucchero fosse una medicina!… Mi purgherei tutti i giorni.
— Ora mantieni la promessa e bevi queste poche gocciole d’acqua, che ti renderanno la salute.
Pinocchio prese di mala voglia il bicchiere in mano e vi ficcò dentro la punta del naso: poi se l’accostò alla bocca: poi tornò a ficcarci la punta del naso: finalmente disse:
— È troppo amara! troppo amara! Io non la posso bere.
— Come fai a dirlo se non l’hai nemmeno assaggiata?
— Me lo figuro! L’ho sentita all’odore. Voglio prima un’altra pallina di zucchero… e poi la beverò!…
Allora la Fata, con tutta la pazienza di una buona mamma, gli pose in bocca un altro po’ di zucchero; e dopo gli presentò daccapo il bicchiere.
— Così non la posso bere! — disse il burattino, facendo mille smorfie.
— Perché?
— Perché mi dà noia quel guanciale che ho laggiù sui piedi.
La Fata gli levò il guanciale.
— È inutile! Nemmeno così la posso bere…
— Che cos’altro ti dà noia?
— Mi dà noia l’uscio di camera, che è mezzo aperto.
La Fata andò e chiuse l’uscio di camera.
— Insomma, — gridò Pinocchio, dando in uno scoppio di pianto, — quest’acquaccia amara, non la voglio bere, no, no, no!…
— Ragazzo mio, te ne pentirai…
— Non me n’importa…
— La tua malattia è grave…
— Non me n’importa…
— La febbre ti porterà in poche ore all’altro mondo…
— Non me n’importa…
— Non hai paura della morte?
— Punto paura!… Piuttosto morire, che bevere quella medicina cattiva.
A questo punto, la porta della camera si spalancò ed entrarono dentro quattro conigli neri come l’inchiostro, che portavano sulle spalle una piccola bara da morto.
— Che cosa volete da me? — gridò Pinocchio, rizzandosi tutto impaurito a sedere sul letto.
— Siamo venuti a prenderti, — rispose il coniglio più grosso.
— A prendermi?… Ma io non sono ancora morto!…
— Ancora no: ma ti restano pochi minuti di vita avendo tu ricusato di bevere la medicina, che ti avrebbe guarito dalla febbre!…
— O Fata, o Fata mia,- cominciò allora a strillare il burattino, — datemi subito quel bicchiere. Spicciatevi, per carità, perché non voglio morire no… non voglio morire…
E preso il bicchiere con tutt’e due le mani, lo votò in un fiato.
— Pazienza! — dissero i conigli. — Per questa volta abbiamo fatto il viaggio a ufo.
E tiratisi di nuovo la piccola bara sulle spalle, uscirono di camera bofonchiando e mormorando fra i denti.
Fatto sta che di lì a pochi minuti, Pinocchio saltò giù dal letto, bell’e guarito; perché bisogna sapere che i burattini di legno hanno il privilegio di ammalarsi di rado e di guarire prestissimo.
E la Fata, vedendolo correre e ruzzare per la camera, vispo e allegro come un gallettino di primo canto, gli disse:
— Dunque la mia medicina t’ha fatto bene davvero?
— Altro che bene! Mi ha rimesso al mondo!…
— E allora come mai ti sei fatto tanto pregare a beverla?
— Egli è che noi ragazzi siamo tutti così! Abbiamo più paura delle medicine che del male.
— Vergogna! I ragazzi dovrebbero sapere che un buon medicamento preso a tempo può salvarli da una grave malattia e fors’anche dalla morte…
— Oh! ma un’altra volta non mi farò tanto pregare! Mi rammenterò di quei conigli neri, colla bara sulle spalle… e allora piglierò subito il bicchiere in mano, e giù!…”
Inutile dire che ora, tutte le sere, la obbligo a telefonarmi e a leggermene un pezzo!
Febbre da cavallo
Ragazzi quant’è bella la salute.
Ho passato il fine settimana più allucinante della mia vita, praticamente la notte dell’Innominato.
Ora ho capito cosa intendono per Mal d’Africa!
Il 20 d’Agosto in Tanzania comincio a stare malino, il 22 partiamo e (me lo ricorderò sempre) mi faccio 6 ore e mezzo di scalo ad Addis Abeba sdraiata sulle sedie dell’ aeroporto con la testa sulla gamba di Attilio, la febbre a 38 e una penna Bic conficcata nella trachea.
Per dire che speravo in aereo ci fossero abbastanza turbolenze da far scendere la maschera dell’ossigeno!
Mia madre che, con 2 figli asmatici su due all’attivo e almeno 45 bambini altrui che ha cresciuto, anche per telefono ha l’orecchio assuluto e ha cominciato a martellarmi appena tornata in Italia: vai dal dottore, fatti dare le punture, prendi il Bentelan, prendi il Ventolin, fatti sentire i bronchi…
Sì mamma, lo sto facendo, vabbè dai ora mi passa.
Il problema è che non ho un medico a Roma e tutto passa per il mio di Firenze che mi fa le diagnosi secondo quello che gli dice mia mamma.
Come mai non ho un medico a Roma?
Ha!
Perchè tutte le volte che ho avuto a che fare con qualcuno della Asl qui in zona, mi sono sentita trattare come una che ha voglia di perdere tempo e la risposta nel 90% dei casi era non lo so.
Dopo aver imparato a farmi le punture da sola guardando un video su you tube e visto che la situazione non migliorava,ma tossivo come un cane e sudavo freddo con 45 gradi da 10 giorni, (e soprattutto per far stare tranquilla mia madre), sono effettivamente andata a farmi “sentire i bronchi” da una dottoressa qui vicino.
Carina per l’amor di Dio, però non capivo un cazzo quando parlava perchè farfugliava velocissimamente una serie di frasi senza un ordine preciso e la diagnosi è stata: bevi molto e prenditi un altro inalatore.
Cosa che ho fatto.
Notare che tutti i medicinali che mi hanno prescitto portavano la scritta “Doping”
Dopo altri 3 giorni tutto uguale, difficoltà respiratoria, sudori freddi, febbriciattola.
Mia madre comincia ad incazzarsi, “Allora basta, adesso vieni qui e ci penso io, non ti hanno dato gli antibiotici? Vorrei sapere perchè!”
“Mamma e che vuoi da me? (Tipico intercalare romano che significa “che cosa ne so io” ma che ad un orecchio inesperto può sembrare una frase accusatoria!) dal dottore ci sono stata ,gli antibiotici non me li ha dati, ha detto di smettere tutto e bere molto di più non so!”
Ma a mia madre non la si fa e puntuale come la tortura della goccia ,continua a chiamarmi due volte al giorno per auscultarmi via cellulare.
Le cose non migliorano e io devo andare a San Bartolomeo a mare per una presentazione sabato 4.
Mi dico che ce la posso fare, mi prenotano il volo perchè in treno ci vogliono tipo 8 ore ,ma ho fatto i conti senza l’oste e venerdì sera la natura si ribella.
Mi sale una febbre da cavallo, ma soprattutto mi viene un mal di testa di quelli che, per dirla alla Ammaniti, mi sembrava di avere una lastra di vetro conficcata nel cervello che se la muovevo vedevo dei lampi rosa!
Tralascio la telefonata di mia madre che culmina in: “Mando tuo fratello a prenderti!”
“No,mamma dai lascia stare” sibilo mentre vedo delle Winx in 3 D che mi salutano che non sono sicura esistano davvero.
La chiamata alla guardia medica vorrei non trascriverla, perchè se ci penso mi incazzo ancora adesso, ma voglio che si sappia in che mani siamo.
Mi risponde uno stronzo che potrei capire solo se lavorasse alle poste, che quando gli dico che avrei bisogno di un medico, mi fa una risatina come dire “certo qui non è mica il radiotaxi” e mi tratta ,anche lui, come una che ha voglia di perdere tempo.
“Signora la febbre ie passa aspetti 2 giorni, per un pò de febbre ir medico nun glielo mando”
Ho raccolto le 2 energie che mi rimanevano, ho spiegato tutto dall’inizio e ho preteso un medico.
“Ma lo deve pagà!”
“E che me ne frega sono 25 euro!”
E come sempre qui a Roma con gli imbecilli che ti alzano la voce , se la alzi di più allora abbassano le penne.
Poi l’irreparabile:
“Signora stia carma!”
STIA CARMAAAAA??
Malimort…
Non sapevo se incazzarmi di più per lo “stia carma” o per il “signora”, ho optato per lo stare carma perchè temevo riattaccasse e non ce la facevo ad aspettare altri 30 minuti con un disco automatico con la voce di un cinese dislessico.
Ripeto che questo era il call center della guardia medica di Roma!!
Finalmente arriva la guardia , anzi ne arrivano 2.
Uno a visitarmi e l’altra evidentemente un interior designer perchè ha chiesto ad Attilio tutto sull’appartamento, il controsoffitto, il cartongesso, la disposizione delle stanze, il bagno, l’antibagno, e il tavolo.
Continuavo a non volerci credere.
Mi veniva da piangere per la frustrazione, mi sembrava di essere in un brutto Corto al Festival di Locarno.
Mi prescrive i famigerati antibiotici più una quantità indegna di cortisonici e aerosol e così mia madre è stata contenta.
E piano piano ho cominciato a stare meglio (ieri) tanto che hanno tutti creduto fosse il canto del cigno che precede la fine.
Ecco che mi metto a fare le cosine della massaia di domenica tipo travasare le spezie prese in Turchia ,nei miei adorati vasetti dell’Ikea che non esistono più.
Noto che i tappi sono luridi perciò li lavo (”Ma ti sembrano lavati bene?” Chiosa quel rompicoglioni di Attilio che quando ci si mette sa essere un vero dito ar culo,sempre parafrasando).
Perciò li rilavo (”Sei contento ora” “Insomma” “Perchè non vai a lavorare anche la domenica?”)
E li metto ad asciugare fuori sopra lo scolapasta.
Okay non era proprio l’idea più geniale che mi potesse venire, ma era un modo per farli asciugare prima.
Quando vado a recuperarli succede (di nuovo) l’irreparabile.
Attilio dalla doccia sente urlare : “NUOOOOOO!”
Mi cadono di sotto 2 tappi e per poco non mi cadono anche gli altri 6.
Dal settimo piano li vedo cadere,impotente, nel nulla.
Mi sembra (mi sembra) che finiscano in 2 discese diverse la cui entrata non è dato conoscere visto che sono circondata da 200 palazzi di 9 piani con terrazze, rampe,balconi e garage buttati a caso come un disegno di un geometra cieco.
Mi precipito fuori senza dire nulla ad Attilio e vado giù nel garage dove magicamente ne trovo uno, ma non riesco a capire come si vada nell’altra rampa, il garagista gentilissimo (non romano) mi dice che appartiene al negozio di moto accanto per cui,mi metto l’animo in pace e mi dico che sarà la prima cosa che farò l’indomani.
Attilio intanto aveva già capito e se la rideva, la prima cosa che mi dice appena rientro con quell’aria da saccente è: “Amore, ma hai le mani di merda? L’altro giorno hai fatto cadere il termometro e l’hai rotto, oggi i tappi, si vedeva benissimo che erano messi male! Per questo sei uscita di nascosto!”
“Atti perchè non ti fai assumere al call center della guardia medica? Saresti perfetto!”
No, queste conversazioni non sono inventate.
E da lì in poi non fa altro che indicare il barattolo orfano e ridere.
Ma siccome sono la più cocciuta del mondo e quando mi metto in testa una cosa nessuno mi può fermare (tantomeno del facile sarcasmo) stamattina alle 8 ero già davanti al rivenditore di moto.
Chiuso.
8.30-9.00-9.30 (nel frattempo ho fatto altro)
Ecco che apre.
Gli chiedo se posso accedere alla rampa, ma lui mi dice che non hanno una rampa, ma solo un bagno e che non sa come si faccia ad arrivare di là.
Azz! Un ostacolo, ringrazio saluto e mi metto a riflettere su come arrivarci e faccio il giro dell’isolato capitando per caso in un palazzo da cui si vede da sotto casa mia: anche un pò inquetante devo dire.
Spiego la faccenda al portiere il quale mi dice che la rampa appartiene al riveditore di ricambi accanto al concessionario di moto.
Ringrazio e vado.
Sento che il mio tappo si avvicina.
Entro nel negozio spiego la situazione e mi fanno entrare in un garage che non era la rampa che vedevo dal mio balcone.
Niente tappo ovviamente, ringrazio e mi scuso.
Azz! Un altro ostacolo!
Ritorno dal mio amico portiere il quale mi fa scavalcare una finestra che dà sulla terrazza sopra la rampa incriminata e mi conferma che è di proprietà dell’autoricambi.
Ritorno all’autoricambi ormai tutti avevano a cuore il mio caso.
Un signore dal retro se ne sce con : “Ma dice la rampa in salita?”
“SII!” mio eroe
“Certo venga con me!”
E finalmente ecco l’entrata della fottuta rampa di garage e lì per terra il mio tappo di metallo!
Dio era così facile!
Non vedo l’ora di vedere la faccia di Attilio….
Forza Michael!
Ieri sera da Letterman ho visto Michael Douglas che ha raccontato di avere appena scoperto di avere un tumore alla gola.
Il tono dell’intervista era sereno e volutamente teso a sdrammatizzare, a tratti serio o apertamente tragicomico, ma sempre molto rispettoso e cauto.
Ho davvero apprezzato moltissimo sia Letterman molto delicato e affettuoso, sia Douglas per il coraggio e la forza di riderci sopra.
Non c’ era alcun barlume di autocommiserazione nè di falso buonismo, solo un uomo che ha sempre vissuto sotto i riflettori, ma che è rimasto abbastanza umile da condividere una cosa così grossa con il mondo intero.
Ho avuto anche la sensazione che si stesse cagando addosso e che non avesse ancora totalmente digerito la notizia, dato che è una cosa che ha scoperto solo 3 settimane fa, ma questo outing me lo ha reso molto più umano e simpatico, molto di più di quando aveva detto di soffrire di dipendenza da sesso!
Alla domanda: “la tua famiglia ti sta vicino?” mi ha fatto ancora più tenerezza, ha annaspato un attimo e poi ha detto: “Sì! Sì, fanno tutti il tifo per me, ora sono tutti alle Bermude, ma mi telefonano sempre!”
Ma come quello si è fatto il ciclo di chemio tutto da solo e tu , Zeta Jones, te ne stai spaparanzata al sole sorseggiando margarita?
E poi dicono che i divi di Hollywood fanno la bella vita!
Come no? Finchè producono, poi un bel calcio in culo!
Poi diciamocelo, fra tutti i tumori,cazzarola, proprio alla gola? Oltre al danno la beffa.
Lui però appariva positivo, carico e ottimista, magari era sotto stupefacenti, ma giuro, l’ho adorato e l’abbraccio finale, mi ha veramente commosso!
Spero che sia di esempio e di supporto a quanti vivono una tragedia simile e soprattutto spero che il fatto che ne parli un attore famoso (e notoriamente milionario) ,renda più concreto e immediato l’aiuto di cui le persone normali (e notoriamente monoreddito) necessitano in simili situazioni.
Sorbetto ultralight in 4 secondi
Ricetta al solito presa su Veganblog che vi ripropongo essendo geniale e di una facilità imbarazzante!
Occorrente:
Frutti di bosco surgelati
Un filo di latte di soia
Un pò di zucchero.
Passate il tutto al mixer (io ho usato il Minipimer, ma ho come avuto la sensazione che piangesse…) e in un attimo avete un sorbetto, buuuonissimo, leggerissimo e freschissimo senza schifezze e senza usare la gelatiera.