ho letto il tuo libro “Come trovare il principe azzurro senza dover baciare tutti i rospi”. Aggiungerei un 102mo motivo: “Se i suoi figli non ti portano rispetto”. Come fai spesso anche tu, lo esporró sotto forma di favola:
C´era una volta una bellissima principessa, coi capelli e gli occhi neri come l´ebano e la pelle bianca come la neve (ma dove l´ho giá sentita questa? moh!…;)) che viveva nel regno di El Al, un luogo meraviglioso con un mare azzurrissimo, dove il clima è caldo e secco tutto l´anno o quasi, crocevia di popoli e culture, specie nella capitale Yerushalaaayim. Ma c´era un grosso ma: la guerra che contrapponeva El Al coi popoli vicini, con le seguenti usanze: preghiera 5 volte al giorno, giorno sacro il venerdí e dove le donne, con quel caldo pazzesco, erano costrette a indossare palandrane nere che le facevano sembrare il fantasma Formaggino. Stanca di tutto quell´odio, la Principessa decise di lasciare El Al, anche perché si era rotta le scatole di fare la guerra, in quanto laggiú pure le ragazze dovevano prestare due anni di servizio militare.
Fu cosí che fece le valigie ed emigró a Berluskonia, governata da Berluskaiser. Qui la Principessa trovó lavoro in un´agenzia di pubblicitá; naturalmente la cosa le procuró molta gioia; finalmente faceva qualcosa di creativo, anziché mangiare polvere nel deserto! Diventó cosí brava nel suo lavoro che il capo prese a benvolerla e a confidare a lei tutti i segreti dell´azienda; naturalmente vuoi per la bellezza, vuoi per la bravura, vuoi per l´intelligenza, i colleghi iniziarono a rosicare, soprattutto la figlia del capo, che oltre a non essere ´sta gran bellezza non aveva voglia di fare un tubo. Quest´ultima era quella che rosicava di piú.
Non passó molto tempo che il capo dichiaró il suo amore alla Principessa, la quale da brava ufficialessa, si prese tempo per riflettere, in quanto ben sapeva quanto è rischioso mescolare lavoro e vita privata.
Il capo insistette e la Principessa cedette; appena la notizia si riseppe, scoppió il finimondo, tanto che la figlia del capo insultó la nostra principessa molto, molto, molto pesantemente. Dato che la nostra Principessa non si volle mettere al livello di una tale plebea e conosceva bene la legge, la volle denunciare per ingiuria; ma il capo e la frugola 24enne sua figlia si presero tanta paura che si scusarono pubblicamente con lei. La nostra generosa principessa accettó le scuse, ma a sentire che l´uomo che diceva di amarla la accusava di “essere andata troppo pesante con le sue minacce”, allora lí sí che la nostra Principessa perse la pazienza e replicó:- Ma tu guarda, io mi sono difesa e basta! Mettetevi bene in testa tutti quanti che io sono una principessa, mica la sciacquetta che sta in mezzo alla via! Visto che la tua pargola la difendi pure, datti l´anima in pace che non mi vedi piú”. E la Principessa infiló la porta e se ne tornó a El Al col primo aereo.
Figuratevi il dolore del capo, a sapere che la sua amata aveva lasciato Berluskonia: non mangiava piú, non dormiva piú e passava ore attaccato al telefono, dando testate contro il muro in perfetto “Zidane Style”. La Principessa dettó le condizioni per tornare a Berluskonia: anzitutto, un permesso di soggiorno a Berluskonia, matrimonio in bianco con organo, pranzo, parenti e tutto, un nuovo contratto nella sua azienda con aumento di stipendio e soprattutto, rispetto da parte della prole, altrimenti la Principessa avrebbe fatto in modo, come punizione, di mandarle in prima linea sul fronte, per di piú nel suo stesso battaglione!
Ovviamente non credeva che il capo avrebbe accettato…invece con suo grandissimo stupore, visto anche la riluttanza degli uomini di Berluskonia al matrimonio, accettó e il capo divenne Principe consorte.
Morale della favola: non permettete ai suoi figli di mancarvi di rispetto, in quanto anche lui ve ne mancherá e non vi terrá in nessun conto. All´occorrenza, fatevi valere, anche usando le maniere forti!
C´era una volta una coppia di fidanzati, Antonio e Cleopatra…la nostra fanciulla si chiamava cosí perché il suo genitore era un famoso egittologo. Il nome si riveló una scelta fortunata, perché la nostra fanciulla aveva molto fascino, come la regina d´Egitto sua omonima. Cleopatra lavorava come impiegata presso un´avvocatessa matrimonialista, mentra Antonio era un imprenditore. Naturalmente, anche il mo cuginetto di secondo grado che ha cinque anni capisce che un imprenditore guadagna di piú di un impiegato…peró Antonio diceva a Cleopatra “Cara Cleopatra, facciamo a metá per i pasti al bar e al ristorante? Io non sono mica ricco come tuo padre!” E come se non bastasse “Certo che le tipe dell´Est sono proprio tanta roba!” A Cleo cominciarono a girare le ovaie e disse “E io mi faccio un culo quadro da mattina a sera e questo sbava dietro a loro?? Mo´ci penso io!” E ne parló alla sua amica Esther, originaria di El Al, molto furba. Esther le rispose “Ma ti ricordi del tuo amico Giangiacomomaria, il prototipo dello sfigato che sbava dietro alla spogliarellista slovacca…come si chiamava? Ah, Ciolanka Sbilenka! Perché non li inviti da te?- La Ciolanka in effetti era una bella figliola: alta 1,95, pesante 45 chili di cui la metá concentrati nella sua ottava di reggiseno, capelli lunghi biondi e occhi azzurro lenti a contatto naturali. Ma c´era un problema: la Ciolanka era a caccia di un permesso di soggiorno e di un pollo che la sposasse e la mantenesse, in modo da non fare piú la stripper e di portarsi dietro la mamma, la nonna, la zia, fratello, sorella, figlio, figlia, cugino e cugina, piú il gatto, il topo e il cane.
Ovviamente Antonio sbavó dietro a Ciolanka tutta la sera, ignorando Cleopatra, che ovviamente capí che era di troppo, mentre Giangiacomomaria voleva scuoiare Antonio col taglierino e Esther se la rideva. Esther consiglió quindi a Cleopatra di prendere a pretesto un lunghissimo ritiro spirituale a El Al, accompagnata da lei e di sgombrare il campo…magari avrebbe conosciuto qualche bell´ufficiale, Esther aveva tanti amici, essendosi ciucciata la naja pure lei!Cosí Cleopatra partí con Esther per El Al e piantó Antonio nella peste. Ovviamente il furbone andó a consolarsi da Ciolanka, che attuó la “politica dei piccoli passi”: una sera si fermó da lui e dimenticó lo spazzolino da denti, la sera della settimana dopo la busta dei trucchi e via di questo passo, finché si trasferí da lui, lasciando Giangiacomomaria nella peste. Sapendo che Antonio era un imprenditore, era piú appetibile di Giangiacomomaria! Allora Ciolanka si trasferí da lui e Antonio non stava piú nella pelle dalla felicitá. Ben presto peró inizió a sorgere qualche problemino: Ciolanka non solo non faceva un tubo in casa, riducendola come “un campo di addestramento di Navy Seals” (Federica, ció dimostra che ho letto e riletto il tuo libro…non prendertela), ma non dava un soldo in casa, che so io, per le bollette e la spesa. Ciolanka spendeva tutto il suo copioso consenso per scarpe di Jimmy Choo e Christian Louboutin, vestiti trasparenti di Roberto Cavalli, Giorgio Armani e compagnia cantando, borsette di Luis Vuitton, cosmetici e profumi costosissimi, oltre ad andare dall´estetista tutti i giorni a farsi cambiare le decorazioni sulle unghie finte pure dei piedi e a mandare ció che restava alla sua famiglia, che stava in una cittá sfigatissima della campagna slovacca. Per non parlare delle sue pretese spropositate…tanto per citarne una “Antonio, ho visto una camera da letto strepitosa, questa dell´Ikea fa proprio schifo, ho giá firmato…costa 50.000 euro, ho detto che paghi tu. Domande?” Oppure “Tesoro, ho prenotato a Dubai, la Costa Azzurra è piena di poveracci. Ci pensi tu a pagare, naturalmente.”
Ovviamente, per quanto bene guadagnasse, i soldi non le bastavano per tutto ´sto popó di roba e ne chiedeva sempre ad Antonio, tanto che tutti i suoi conti in banca diventarono piú rossi della bandiera cinese. Antonio non sapeva dirle di no, perché se la portava in giro come un trofeo…e intanto firmava montagne di cambiali, da far impallidire l´Everest.
Un brutto giorno, stufi di aspettare, i creditori pignorarono ad Antonio anche i mobili dell´appartamento, la bici, i pappagallini…e pure l´azienda, dato che la forma giuridica lo permetteva e che Antonio aveva sempre trovato questo particolare “trascurabile”. Ovviamente Ciolanka, vedendo l´appartamento vuoto, prese a colpi di limetta per le unghie Antonio, in quanto le avevano pignorato pure il guardaroba; dunque, senza una parola, vestita di latex rosso fuoco e barcollando sulle sue Louboutin da 15 cm all´ultimo grido, fece l´autostop fino a Porto Cervo, lasciando Antonio solo come un cane e piú povero di Giobbe. A Porto Cervo partecipó alle feste faraoniche date da un omino buffo, sempre truccato di tutto punto, che aveva molto a cuore l´avvenire di tante belle fanciulle, tanto che esse lo chiamavano spiritosamente “Papi”.
E Cleopatra? A El Al, nel corso di un seminario di Kabbalah per principianti, conobbe Giorgio Clone, il famosissimo attore italo-americano considerato da donne, uomini, gay e trans come l´uomo piú bello del mondo; essendo Mr. Clone intento a girare il remake di “Cleopatra” di Liz Taylor, vedendo questa Cleopatra, ne risultó tanto impressionato da scritturarla per il film…tanto Cleo l´inglese lo sapeva, quindi volarono a Hollywood per le riprese.
Antonio tornó a vivere con la mamma e non rivide piú Cleopatra…tranne che sui rotocalchi, dove fu anche raccontato il suo matrimonio presso il loro villone faraonico di Beverly Hills.
Morale della favola: non fidatevi troppo da chi sembra dolce e carina e dice di amarvi follemente dopo il secondo giorno che vi conosce.
Morale 2: non sbattete in faccia all´altro, specie se economicamente disagiato, le vostre ricchezze (se ne avete)
La mia insegnante di yoga sostiene che siano le persone stesse a dimostrare i benefici dello yoga…
Che dire? Ha ragione!!
Bacioni!
Cara Federica,
ho letto il tuo libro “Come trovare il principe azzurro senza dover baciare tutti i rospi”. Aggiungerei un 102mo motivo: “Se i suoi figli non ti portano rispetto”. Come fai spesso anche tu, lo esporró sotto forma di favola:
C´era una volta una bellissima principessa, coi capelli e gli occhi neri come l´ebano e la pelle bianca come la neve (ma dove l´ho giá sentita questa? moh!…;)) che viveva nel regno di El Al, un luogo meraviglioso con un mare azzurrissimo, dove il clima è caldo e secco tutto l´anno o quasi, crocevia di popoli e culture, specie nella capitale Yerushalaaayim. Ma c´era un grosso ma: la guerra che contrapponeva El Al coi popoli vicini, con le seguenti usanze: preghiera 5 volte al giorno, giorno sacro il venerdí e dove le donne, con quel caldo pazzesco, erano costrette a indossare palandrane nere che le facevano sembrare il fantasma Formaggino. Stanca di tutto quell´odio, la Principessa decise di lasciare El Al, anche perché si era rotta le scatole di fare la guerra, in quanto laggiú pure le ragazze dovevano prestare due anni di servizio militare.
Fu cosí che fece le valigie ed emigró a Berluskonia, governata da Berluskaiser. Qui la Principessa trovó lavoro in un´agenzia di pubblicitá; naturalmente la cosa le procuró molta gioia; finalmente faceva qualcosa di creativo, anziché mangiare polvere nel deserto! Diventó cosí brava nel suo lavoro che il capo prese a benvolerla e a confidare a lei tutti i segreti dell´azienda; naturalmente vuoi per la bellezza, vuoi per la bravura, vuoi per l´intelligenza, i colleghi iniziarono a rosicare, soprattutto la figlia del capo, che oltre a non essere ´sta gran bellezza non aveva voglia di fare un tubo. Quest´ultima era quella che rosicava di piú.
Non passó molto tempo che il capo dichiaró il suo amore alla Principessa, la quale da brava ufficialessa, si prese tempo per riflettere, in quanto ben sapeva quanto è rischioso mescolare lavoro e vita privata.
Il capo insistette e la Principessa cedette; appena la notizia si riseppe, scoppió il finimondo, tanto che la figlia del capo insultó la nostra principessa molto, molto, molto pesantemente. Dato che la nostra Principessa non si volle mettere al livello di una tale plebea e conosceva bene la legge, la volle denunciare per ingiuria; ma il capo e la frugola 24enne sua figlia si presero tanta paura che si scusarono pubblicamente con lei. La nostra generosa principessa accettó le scuse, ma a sentire che l´uomo che diceva di amarla la accusava di “essere andata troppo pesante con le sue minacce”, allora lí sí che la nostra Principessa perse la pazienza e replicó:- Ma tu guarda, io mi sono difesa e basta! Mettetevi bene in testa tutti quanti che io sono una principessa, mica la sciacquetta che sta in mezzo alla via! Visto che la tua pargola la difendi pure, datti l´anima in pace che non mi vedi piú”. E la Principessa infiló la porta e se ne tornó a El Al col primo aereo.
Figuratevi il dolore del capo, a sapere che la sua amata aveva lasciato Berluskonia: non mangiava piú, non dormiva piú e passava ore attaccato al telefono, dando testate contro il muro in perfetto “Zidane Style”. La Principessa dettó le condizioni per tornare a Berluskonia: anzitutto, un permesso di soggiorno a Berluskonia, matrimonio in bianco con organo, pranzo, parenti e tutto, un nuovo contratto nella sua azienda con aumento di stipendio e soprattutto, rispetto da parte della prole, altrimenti la Principessa avrebbe fatto in modo, come punizione, di mandarle in prima linea sul fronte, per di piú nel suo stesso battaglione!
Ovviamente non credeva che il capo avrebbe accettato…invece con suo grandissimo stupore, visto anche la riluttanza degli uomini di Berluskonia al matrimonio, accettó e il capo divenne Principe consorte.
Morale della favola: non permettete ai suoi figli di mancarvi di rispetto, in quanto anche lui ve ne mancherá e non vi terrá in nessun conto. All´occorrenza, fatevi valere, anche usando le maniere forti!
Ishisha for President!!!!!!
Per chi sbava dietro a quelle dell´est…
Un´altra favola!
C´era una volta una coppia di fidanzati, Antonio e Cleopatra…la nostra fanciulla si chiamava cosí perché il suo genitore era un famoso egittologo. Il nome si riveló una scelta fortunata, perché la nostra fanciulla aveva molto fascino, come la regina d´Egitto sua omonima. Cleopatra lavorava come impiegata presso un´avvocatessa matrimonialista, mentra Antonio era un imprenditore. Naturalmente, anche il mo cuginetto di secondo grado che ha cinque anni capisce che un imprenditore guadagna di piú di un impiegato…peró Antonio diceva a Cleopatra “Cara Cleopatra, facciamo a metá per i pasti al bar e al ristorante? Io non sono mica ricco come tuo padre!” E come se non bastasse “Certo che le tipe dell´Est sono proprio tanta roba!” A Cleo cominciarono a girare le ovaie e disse “E io mi faccio un culo quadro da mattina a sera e questo sbava dietro a loro?? Mo´ci penso io!” E ne parló alla sua amica Esther, originaria di El Al, molto furba. Esther le rispose “Ma ti ricordi del tuo amico Giangiacomomaria, il prototipo dello sfigato che sbava dietro alla spogliarellista slovacca…come si chiamava? Ah, Ciolanka Sbilenka! Perché non li inviti da te?- La Ciolanka in effetti era una bella figliola: alta 1,95, pesante 45 chili di cui la metá concentrati nella sua ottava di reggiseno, capelli lunghi biondi e occhi azzurro lenti a contatto naturali. Ma c´era un problema: la Ciolanka era a caccia di un permesso di soggiorno e di un pollo che la sposasse e la mantenesse, in modo da non fare piú la stripper e di portarsi dietro la mamma, la nonna, la zia, fratello, sorella, figlio, figlia, cugino e cugina, piú il gatto, il topo e il cane.
Ovviamente Antonio sbavó dietro a Ciolanka tutta la sera, ignorando Cleopatra, che ovviamente capí che era di troppo, mentre Giangiacomomaria voleva scuoiare Antonio col taglierino e Esther se la rideva. Esther consiglió quindi a Cleopatra di prendere a pretesto un lunghissimo ritiro spirituale a El Al, accompagnata da lei e di sgombrare il campo…magari avrebbe conosciuto qualche bell´ufficiale, Esther aveva tanti amici, essendosi ciucciata la naja pure lei!Cosí Cleopatra partí con Esther per El Al e piantó Antonio nella peste. Ovviamente il furbone andó a consolarsi da Ciolanka, che attuó la “politica dei piccoli passi”: una sera si fermó da lui e dimenticó lo spazzolino da denti, la sera della settimana dopo la busta dei trucchi e via di questo passo, finché si trasferí da lui, lasciando Giangiacomomaria nella peste. Sapendo che Antonio era un imprenditore, era piú appetibile di Giangiacomomaria! Allora Ciolanka si trasferí da lui e Antonio non stava piú nella pelle dalla felicitá. Ben presto peró inizió a sorgere qualche problemino: Ciolanka non solo non faceva un tubo in casa, riducendola come “un campo di addestramento di Navy Seals” (Federica, ció dimostra che ho letto e riletto il tuo libro…non prendertela), ma non dava un soldo in casa, che so io, per le bollette e la spesa. Ciolanka spendeva tutto il suo copioso consenso per scarpe di Jimmy Choo e Christian Louboutin, vestiti trasparenti di Roberto Cavalli, Giorgio Armani e compagnia cantando, borsette di Luis Vuitton, cosmetici e profumi costosissimi, oltre ad andare dall´estetista tutti i giorni a farsi cambiare le decorazioni sulle unghie finte pure dei piedi e a mandare ció che restava alla sua famiglia, che stava in una cittá sfigatissima della campagna slovacca. Per non parlare delle sue pretese spropositate…tanto per citarne una “Antonio, ho visto una camera da letto strepitosa, questa dell´Ikea fa proprio schifo, ho giá firmato…costa 50.000 euro, ho detto che paghi tu. Domande?” Oppure “Tesoro, ho prenotato a Dubai, la Costa Azzurra è piena di poveracci. Ci pensi tu a pagare, naturalmente.”
Ovviamente, per quanto bene guadagnasse, i soldi non le bastavano per tutto ´sto popó di roba e ne chiedeva sempre ad Antonio, tanto che tutti i suoi conti in banca diventarono piú rossi della bandiera cinese. Antonio non sapeva dirle di no, perché se la portava in giro come un trofeo…e intanto firmava montagne di cambiali, da far impallidire l´Everest.
Un brutto giorno, stufi di aspettare, i creditori pignorarono ad Antonio anche i mobili dell´appartamento, la bici, i pappagallini…e pure l´azienda, dato che la forma giuridica lo permetteva e che Antonio aveva sempre trovato questo particolare “trascurabile”. Ovviamente Ciolanka, vedendo l´appartamento vuoto, prese a colpi di limetta per le unghie Antonio, in quanto le avevano pignorato pure il guardaroba; dunque, senza una parola, vestita di latex rosso fuoco e barcollando sulle sue Louboutin da 15 cm all´ultimo grido, fece l´autostop fino a Porto Cervo, lasciando Antonio solo come un cane e piú povero di Giobbe. A Porto Cervo partecipó alle feste faraoniche date da un omino buffo, sempre truccato di tutto punto, che aveva molto a cuore l´avvenire di tante belle fanciulle, tanto che esse lo chiamavano spiritosamente “Papi”.
E Cleopatra? A El Al, nel corso di un seminario di Kabbalah per principianti, conobbe Giorgio Clone, il famosissimo attore italo-americano considerato da donne, uomini, gay e trans come l´uomo piú bello del mondo; essendo Mr. Clone intento a girare il remake di “Cleopatra” di Liz Taylor, vedendo questa Cleopatra, ne risultó tanto impressionato da scritturarla per il film…tanto Cleo l´inglese lo sapeva, quindi volarono a Hollywood per le riprese.
Antonio tornó a vivere con la mamma e non rivide piú Cleopatra…tranne che sui rotocalchi, dove fu anche raccontato il suo matrimonio presso il loro villone faraonico di Beverly Hills.
Morale della favola: non fidatevi troppo da chi sembra dolce e carina e dice di amarvi follemente dopo il secondo giorno che vi conosce.
Morale 2: non sbattete in faccia all´altro, specie se economicamente disagiato, le vostre ricchezze (se ne avete)