Segue dal post precedente.
A 17 anni mio padre mi mandò a Londra in vacanza studio.
Ero nera!
Tutta la compagnia aveva affittato una villa all'Isola d' Elba per il mese di Agosto e ci sarebbe andato anche il mio fidanzato (che poi mi avrebbe messo le corna con tale Sabrina, ma questa è un'altra storia!).
Non ci volevo andare, e poi com'è che non potevo uscire di casa nemmeno la domenica pomeriggio, però a Londra sì?
Viva la coerenza...
Comunque, al solito, non mi diede scelta e così col muso lungo e l'occhio lucido partii per Londra, era l'88.
Si chiamava vacanza studio non perchè si presupponesse che tu ti portassi qualcosa da leggere, ma perchè dovevi frequentare una scuola d' inglese per 5 ore tutte le mattine, e questo era il primo dei motivi per cui mi ero rifiutata categoricamente di partire, impegnandomi in uno sciopero della fame che era durato circa 3 ore.
Non sapevo però che sarebbero state 5 ore da trascorrere in una classe mista dove non facevi altro che cazzeggiare e mangiare biscotti al burro senza che ti dessero voti, ma io all'epoca ignoravo che sarebbe stata una delle più belle vacanze della mia vita (cosa che non ho mai confessato ai miei!) e me ne stavo in un angolo, bella scazzata come Molly Ringwald in Breakfast Club.
E il primo giorno di scuola, durante una delle infinite pause che facevamo accanto alla macchinetta delle merendine, la vedo, e con l' istinto tipico degli adolescenti, decido che diventerà la mia amica del cuore!
Si chiamava Cilla, diminutivo di Cecilia, e abitava ad Arona, era simpatica, divertente, forte e sicura di sè, veniva da una famiglia unita, e ti trasmetteva sicurezza, e mentre io ero piena di dubbi lei non ne aveva mai, Cilla ti faceva sentire protetta e soprattutto ti faceva ridere un sacco.
Io volevo essere come lei!
E come da copione diventammo inseparabili.
Fu un mese pieno di risate e scoperte, a Portobello a comprare la stessa camicetta usata con le roselline, o il kit per farci degli orrendi tatuaggi finti, la volta che i suoi padroni di casa ci invitarono a cena e parlavano solo Cockney stretto e gli facemmo credere di capire tutto ridendo al momento giusto o quella sera all' Hyppodrome dove ci eravamo fatte fare l'autografo da un cantante sfigato, convinte che sarebbe diventato famosissimo, e poi ballavamo French Kiss facendo le cretine e all'uscita andavamo ad ingozzarci di hot dog e cipolla in Trafalgar Square e ci addormentavamo sedute in fondo al double decker alle 3 di notte tornando a casa sotto il cielo rosso di Londra.
Il giorno della partenza eravamo tristissime e per un pò ci siamo telefonate, poi come succede a quell'età, ti telefoni un pò meno e poi alla fine ognuno prende la sua strada, e non ci siamo mai più incontrate, però ogni volta che qualcuno mi nomina Arona, anche se sono passati quasi 25 anni, io penso ancora a Cilla.
Per questo quando Simona mentre stavamo bevendo l'ultima tisana allo zenzero, mi dice di venire da Arona, le chiedo subito se la conosce.
E Simona fa una faccia strana, a metà fra il sorpreso e il malinconico e mi risponde che la conosceva eccome, che da ragazzine erano migliori amiche, che andavano in vacanza insieme coi genitori e che poi da quando avevano lasciato l' Italia tutte e due non si erano più viste.
E mi racconta che Cilla lavorava per le Nazioni Unite, svilppava progetti umanitari, era giornalista freelance e cercava di portare soccorso ai popoli in guerra.
Aveva trascorso diversi anni in Kosovo per promuovere la pace e lì aveva incontrato quello che sarebbe diventato suo marito con cui era partita in missione per Haiti a Capo di un progetto per la riduzione della violenza nella comunità.
Cilla era felicissima di questa nuova vita che stava cominciando con il compagno, e quel giorno di Gennaio del 2010 si trovava in un hotel per un congresso, quando il terremoto ha raso al suolo Haiti e se l'è portata via.
Ci hanno messo 10 giorni a trovarla. Il marito è sopravvissuto per puro miracolo.
Ci siamo guardate coi lacrimoni che scendevano giù e in quel momento ho capito chi mi ricordava Simona con quel sorriso, quell' entusiasmo instancabile e quell' ottimismo inesauribile: mi ricordava Cilla.
E se non fossi andata in quell' Isola tremenda, non avrei mai saputo che cosa era diventata e cosa le fosse successo.
Perchè ora posso dire di aver avuto la fortuna e il privilegio di conoscerla.
Adesso non riesco a pensare a lei senza piangere, perchè se c'è era una persona che davvero amava la vita e la viveva per gli altri era davvero lei e non riesco a credere che sia finita così.
Devo per forza pensare che sia ancora da qualche parte a portare avanti la sua missione.
Ecco perchè le cose non accadono mai per caso .
Dopo il terremoto che ha provocato qualcosa come 200 000 morti e altrettanti feriti, la mamma e gli amici hanno fondato l' associazione Cilla Per Haiti che raccoglie fondi per i bambini e le cure mediche.
E dove potete leggere testimonianze di chi la conosceva bene.
Per me Cilla resterà sempre la ragazza di 17 anni sorridente in quella foto davanti al ponte di Londra, con tutta la vita davanti.
Ti voglio bene
Fede