Da piccola tenevo le cose che amavo in una scatola, erano principalmente lettere, ricordi, piccole cose che contavano per me e che rappresentavano il mio mondo e ogni tanto l’aprivo e mi piaceva quella sensazione di avere le cose importanti tutte lì. Era il mio tesoro prezioso.
Poi, crescendo, ho smesso di farlo. Con gli anni si smettono di fare un sacco di cose. Perché non hai tempo, perché tendi a semplificare, a dimenticare, a dimenticarti.
Ho cominciato a spostare la mia vita a quasi 20 anni quando sono uscita di casa.
Avevo preso in affitto una specie di stanza (che più che una stanza era una serra!), che pagavo 250.000 nel giardino di una casa abitata da un fratello e una sorella.
Per la prima volta abitavo da sola, fino a quel momento ero a malapena uscita di casa, sottostando a un regime praticamente militare. La frase di rito era sempre la stessa: finchè vivi sotto questo tetto stai alle mie regole. Ed erano talmente tante e rigide e assurde che mi ero ripromessa che una volta uscita di casa non ci avrei mai più messo piede. E così fu.
Mi ricordo perfettamente la sensazione di libertà e di paura la prima sera mentre mi rannicchiavo nel divano letto polverosissimo senza riuscire a prendere sonno.
Sono libera pensavo, finalmente posso cominciare a vivere.
Anche se non avevo la più pallida idea di come mi sarei dovuta confrontare col mondo del lavoro e degli adulti.
Ero stata talmente segregata, cazziata e trattata da mentecatta che alla fine mi ero convinta di esserlo, quindi uscire nel mondo senza altro bagaglio a parte un paio di valige piene di fiducia e ingenuità non erano il passaporto migliore per la vita.
Ma a quel punto o bere o affogare. E ho dovuto imparare a proteggermi molto in fretta, che quando regali fiducia con troppa facilità o hai bisogno di calore umano e non puoi contare su nessuno a parte te stessa è un attimo farsi fregare.
Tuttora, a volte, ci casco. Più o meno volontariamente.
Quello fu il mio primo trasloco, e a quello ne sono seguiti una quantità infinita.
Ogni volta per un cambiamento di vita improvviso, o nella speranza di trovare il posto gusto da chiamare casa, quella con le tue cose, coi tuoi ricordi, con i ricordi di chi ami, con la tua anima dentro, che ti fa dire: non vorrei vivere in nessun altro posto perché io appartengo a questo posto. E un giorno ci farai il pranzo di Natale con i tuoi nipoti e li terrai sulle ginocchia e racconterai loro di quando non c’era internet.
L’ho cercato tutta la vita quel posto, e ho invidiato profondamente chi è riuscito a crearselo, ma non l’ho mai trovato.
Ci sono stati gli anni in cui lavoravo per il Club Med e pensavo che avrei potuto vivere all’ estero ed essere felice, e ci provavo, ma dopo l’euforia iniziale, non riuscivo a togliermi di dosso quella profondissima sensazione di solitudine e di non appartenenza.
Non era mai casa mia, non erano mai amici veri, non erano mai amori veri.
E così ci riprovavo, tornavo, cambiavo lavoro, provavo ad adattarmi, to fit, ma poi di nuovo, mi mancava qualcosa.
E negli anni, ho imparato a compattarla sempre di più la mia vita. Per spostarla più agevolmente.
Sempre meno cose, sempre meno vestiti (che tanto alla fine mi vesto sempre di nero), nessun mobile a parte una poltrona scomodissima che in un mio slancio di incosciente nidificazione comprai a una cifra assurda (e solo per quello continuo a trascinarmela dietro).
Finché ho capito che quella cosa che tanto mi mancava erano le radici.
Ma le radici per fare attecchire devi stare fermo, non puoi piantare un albero e continuare a sradicarlo e ripiantarlo altrove sperando che cresca robusto, solido e forte.
Devi stare fermo e aspettare.
E per un po’ sono stata ferma, e ho creduto di avercela fatta.
Ho avuto una casa e una scatola di ricordi con sopra scritto "Noi" , piena di biglietti, di foto, di cose che ci facevano ridere.
Una scatola che 7 anni dopo abbiamo cercato di dividerci equamente per rimanere l’uno il depositario dei ricordi dell’ altro.
Questa volta con le lacrime agli occhi.
Così oggi impacchetto di nuovo la mia vita per andarmene ancora una volta.
Senza illusioni, né speranze di sentire su di me la magica sensazione di trovare finalmente il mio posto nel mondo, ma con la consapevolezza delle mie esigenze dei miei non più quasi 20 anni e la certezza di ciò che non fa più per me.
Sarà un nuovo viaggio, una nuova esperienza, una nuova vita.
Altro da chiudere nella scatola dei ricordi nel mio cuore.