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Non so voi,ma in questo periodo mi sento proprio una chiavica: piove, fa buio alle 3, è un freddo cane, una tristezza….
Sto alacremente cercando casa a Roma insieme ad Attilio e ogni tanto ci guardiamo e scoppiamo a ridere (anche per scaricare l’ansia!) immaginando scenari alla Sandra e Raimondo con me che cucino il seitan e lui che di nascosto va in bagno e si mangia la coda alla vaccinara nascosta in lavatrice.
In realtà è veramente il “grande passo”,che non pensavo avrei mai fatto nella vita, e questo mi dà non poco da riflettere.
Penso spesso alla mia vita fin qui, mi guardo indietro e mi chiedo come io abbia fatto a sopravvivere a certe situazioni estreme.
Ci sono stati dei momenti durati anni,che non credevo sarebbero finiti mai, in cui ero così disperatamente sola e confusa che mi auguravo soltanto che finisse presto.
Giorni infiniti così tristemente uguali e senza luce, in cui non facevo altro che scappare e scappare per poi ritrovarmi ancora una volta sola con me stessa,spaventata e disorientata, circondata da estranei, falsi amici, falsi amori e false promesse a cui mi aggrappavo perché era meglio che niente.
Non so quanta gente che non ho mai più visto sia transitata nella mia vita, gente in cui ho creduto e di cui non ricordo nemmeno la faccia o il nome.
A volte penso di aver vissuto la vita di qualcun altro.
E’ come se un giorno,all’età di 10 anni, si fosse spalancato il tunnel e da quel momento in poi io non abbia fatto altro che cercare di ricostruire un pò di quell’ equilibrio che mi era stato strappato via, illudendomi che un giorno o l’altro sarebbe tornato tutto come prima e che avrei ritrovato il mio piccolo mondo perfetto fatto di protezione,di considerazione e di carezze.
Ma non è mai più tornato, sono andati via tutti e io sono rimasta sola a gridare “dove siete?”
senza più ottenere una risposta, senza più avere una collocazione, una sogno, un senso.
E da quel giorno è stato tutto un immane,insensato, delirante casino dove nessuno ha più capito chi era e cosa faceva e dove mi sono persa completamente.
E gli anni sono passati a cercare di rimettere insieme i cocci di quella sfera di cristallo andata in briciole, con un collante fatto di ricordi,ombre e nostalgia.
Quei ricordi che,alla fine, sono diventati la mia persecuzione perché mi mancheranno finché vivrò.
Mio nonno che mi comprava le ciambelle fritte e le gomme a carrarmato, mia nonna che cantava De Andrè e mi chiamava “la mì bimba”, mio padre che mi teneva per mano camminando sugli scogli, mia madre che mi portava in bici seduta nel cestino, io che finivo contro un albero,mi aprivo un ginocchio,rifiutavo i punti e passavo due settimane con un cartone dello scottex intorno al ginocchio come stecca(!) , il mio peluche “trudy” lavato 14000 volte ma che non perdeva mai l’odorino di infanzia, mia nonna (l’altra) che mi diceva di aver visto un zingaro con gli occhi di fuoco dalla finestra che mi voleva rapire se non andavo a letto e io ci credevo e non dormivo per una settimana,o ancora quando mi pavoneggiavo con il 45 giri di “Ramaya” lo feci vedere a mio nonno, mi cadde e si ruppe,e poi il mio sogno di comprare una casa enorme dove tenere tutti gli animali abbandonati del mondo e quella dannata, stupida certezza che tutto sarebbe stato per sempre così, innocente, sicuro, immutabile e che il mondo era buono e la gente pronta a volerti bene.
Invece poi la mia vita, non è stata altro che una lunga e vana ricerca di un posto nel mondo, una collocazione, una nuova sfera di cristallo intatta in cui ricominciare da capo, in cui ritrovare quello che avevo perso.
E’ questa la condanna di noi ipersensibili, non riuscire mai definitivamente a superare certi lutti, certi abbandoni e continuare sempre a fare i conti col passato giorno dopo giorno.
Oggi mi guardo indietro, ho 37 anni,ma me ne sento ancora 17!! e non so come ho fatto, sono riuscita a diventare quella che sono con le sole mie forze, contro ogni pronostico, unica a credere in me stessa, senza un aiuto e senza un appoggio e mi chiedo se qualcuno mi abbia protetta,se mio nonno mi siede accanto e se c’è un destino.
Di una cosa adesso sono certa,che la vita è troppo straordinaria per essere “tutta qui”: il solo fatto di esserci, di essere vivi, di muoversi,di respirare, di gioire, di godere e di provare emozioni, è qualcosa di magico, per questo è necessario andare avanti, non accontentarsi mai, credere che anche se oggi è andata di merda, domani può succedere qualcosa che rivoluzionerà tutto, perché se c’è una cosa certa è che un giorno finisce.
Perciò è fondamentale crederci tutti i santi giorni, anche quando viene da vomitare, perché in ogni momento può arrivare quella telefonata, quell’incontro, quell’idea e bisogna rimanere elastici, adattabili, leggeri e pieni di desiderio e di ironia.
Perché questo, alla fine, è tutto ciò che abbiamo.
Vostra grateful Bosco