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Bene carissimi,
sono rientrata alla base giusto qualche giorno e ieri ho avuto la netta sensazione che fosse uno di quei giorni che io definisco “Pesci: rimanete a letto!” che è un’ uscita di mio fratello quando andava ancora al liceo e sentiva l’oroscopo del TG5 mentre faceva colazione.
Una volta che ho deciso di partire per Firenze, tutto ha cospirato per remarmi contro. In queste situazioni penso sempre che sia il destino che non vuole che tu raggiunga una determinata meta perché non è ancora arrivato il tuo momento (in tal caso almeno la lista delle ultime cose è fatta!).
Decido di prendere il treno delle 14.55 e scendo alla fermata sbagliata, poco male se non ci fosse stato il clima di Tel Aviv.Con le scarpe che affondano nell’asfalto liquido ne raggiungo un’altra dove passa l’unico autobus al mondo che mi porta a Termini.
Sull’autobus sale un nero senza la maglietta che aveva l’aria di aver corso parecchio e si siede in uno di quei posti che sono in realtà degli strapuntini dove si siedono solo i parenti prossimi di chi occupa il sedile vero e proprio e la povera giapponese che era seduta lì si è vista bloccata dall’energumeno mezzo nudo che puzzava di sudore non potete capire quanto. Lei ha dato dimostrazione di un savoir faire tutto nipponico voltando discretamente il viso verso il finestrino cercando forse il martello per spaccare il vetro.
A Termini arrivo che stanno già annunciando la partenza del mio treno, riesco comunque a comprare il biglietto e scapicollarmi fino al binario sudata e puzzolente come il nero di cui sopra.
Mi siedo aspettando di riprendere colore e misteriosamente il treno non parte. Il capotreno continua ad andare su e giù nella carrozza inciampando continuamente in una valigia gigantesca di un turista. Mi chiedo perché viaggino sui treni con queste valige pachidermiche che sembrano contenere la libreria Billy già montata!
Il povero capotreno continua a inciampare e maledire il turista.
Si capisce che il problema è una porta che non funziona. E che sarà mai? Abbiamo detto, non la useremo!
Ma no i signori di Trenitalia, che sono dei precisi, ci hanno fatto aspettare 45 minuti che è il tempo giusto per andare dal binario 1 alla prima tipografia disponibile,dove il proprietario è in pausa pranzo, aspettare che finisca, scegliere un colore vivace e un font accattivante per l’avviso,tradurre in inglese “porta fuori uso” con meno di 3 errori, sbagliare le prime 5 copie, pagare, ritornare indietro a comprare lo scotch e finalmente appiccicare sulla porta guasta il suddetto avviso!
Una volta partiti mi viene in mente di mettermi il burro di cacao che tengo in una pochette che sento insolitamente umida e vedo,colorata di verde.
Siccome la mì mamma, donna di sani principi, mi ha sempre insegnato “che non si butta via nulla” ero partita con una bustina di valeriana già aperta nella borsa e non mi ero accorta che aveva fatto l’acqua e che si era già “spanta” ovunque con un puzzo tremendo come solo la valeriana (l’insalata intendo) può produrre.
Arrivo a Firenze con un’ora di ritardo, ma con un piacevole frescolino che svanisce subito una volta raggiunta la pensilina degli autobus dove mi accorgo che hanno cambiato il senso della circolazione e il mio autobus è sparito.
Per cercare dove fosse la fermata nuova (ovviamente sotto il sole) ne ho persi 2 e ho dovuto aspettare un’altra mezz’ora,per scoprire alla fine che stanno rifacendo la via dove abito e quindi hanno soppresso anche quella fermata.
Fiuuuuu, però che culo sono a casa.
Apro la porta e scopro che i gatti hanno vomitato su ogni superficie purché non lavabile e anche in verticale.
E’ il loro modo di darmi il benvenuto.
Mia mamma si è offerta di tenerli per un po’, ho una mezza idea di lasciarglieli davanti alla porta con una fornitura di croccantini vitalizia, suonare il campanello e scappare!
Vostra finally home Bosco